Carbonari di casa nostra

- Cultura

Quando si parla di massoneria a Barcellona vengono a mente i soliti argomenti: malaffare, devianze, favoritismi e cose oscure. Ma la “Carboneria”, altro nome della massoneria, esiste in città da moltissimo tempo annoverando tra le sue gerarchie alcuni dei fautori della rivolta anti-borbonica che sta alla base del passaggio di Garibaldi e dei suoi Mille. Spigolando ancora Rossitto (alle pagine 199-202) veniamo a conoscenza che le prime “Vendite” sulle rive del Longano avvennero nel 1820, nel corso della prima guerra di indipendenza siciliana da Napoli. Ad importare la carboneria fu “un certo signor Periccioli, Senese, che era venuto in Sicilia sotto il pretesto di dettar lezioni di lingua italiana al padre Francesco da Caccamo, cappuccino”. Barcellona e Pozzo di Gotto, non ancora uniti sotto un solo comune, ebbero tre “vendite”: una nel convento dei Cappuccini, una nella residenza del Marchese D’Amico nell’allora Via Villa (oggi via Umberto I°) e una terza presso la chiesa del Crocefisso. Differenza sostanziale tra la Carboneria del 1820 e la Massoneria di oggi (parlo naturalmente di quella ortodossa e non deviata da nessun altro fine) consta nel fatto che la prima aveva scopi eminentemente politici (mirava infatti all’Unità con l’espulsione dello straniero dal suolo italiano e al progresso sociale ed economico del Paese) sfocianti nel Risorgimento, la seconda si pone invece scopi speculativi e – in alcune circostanze- scopi di miglioramento morale e sociale del genere umano. Infatti, alcuni dei membri più in vista della Carboneria barcelgottese, Carmelo Rossitto per Pozzo di Gotto (zio dello storico Filippo) e Andrea Fazio per Barcellona, (membro della famiglia dei Fazio che tanto si adoperò nel 1860), furono entrambi nominati sindaci dei due rispettivi comuni. Venendo a tempi più recenti, durante il Ventennio fascista, come d’altronde in tutta Italia, la loggia barcellonese intitolata a Giordano Bruno venne sciolta d’imperio anche se i simboli e gli attrezzi dei “muratori” locali furono lasciati in deposito al Gran Maestro; una volta finita la guerra egli potè riportare al suo posto e farli nuovamente funzionare. L’Arciprete storico di San Sebastiano, Padre Mento, fu acerrimo nemico della Massoneria locale (specialmente legata al Partito Repubblicano) promuovendo convegni e gruppi  di studio anti-massonici, con non grandi risultati, però. Il resto della storia, è un’altra storia.

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