Le mobilitazioni dei precari della giustizia per la stabilizzazione

- Attualità, Cronaca

A scendere in piazza per protestare, negli ultimi due giorni, sono stati i precari della giustizia di tutta Italia, assunti nel 2022 tramite i fondi PNRR con contratti a termine che scadranno il 30/06/2026.

Le mobilitazioni a livello nazionale sono state organizzate dalle associazioni sindacali FP CGIL, UIL PA e USB, e hanno visto la partecipazione di tutti i Tribunali e le Corti d’Appello italiane, interessati da tale situazione di precariato.

L’assunzione di tale personale tramite i fondi PNRR a partire dal 2022 (con un investimento di 2,2 miliardi di euro) è stato forse il progetto più riuscito del Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza per il suo apporto determinante in termini di abbattimento dell’arretrato, riduzione della durata dei processi e ammodernamento dell’intero sistema Giustizia.

I dati 

Negli uffici giudiziari del distretto di Messina lavorano, oggi, 256 lavoratrici e lavoratori, così suddivisi:

  • n. 63 Corte d’Appello;
  • n. 4 alla Procura Generale;
  • n. 110 al Tribunale di Messina;
  • n. 38 al Tribunale di Patti;
  • n. 32 al Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto.

Solo nel Tribunale di Messina (dato riferito al contenzioso civile dicembre 2024, https://datiestatistiche.giustizia.it/page/it/vista-per-singola-sede) si è registrato uno smaltimento delle pendenze pari al -88,6% e risultati ancora migliori si sono raggiunti nei Tribunali di Patti e di Barcellona Pozzo di Gotto ove si è registrato uno smaltimento delle pendenze superiore al -96,1%.

Nonostante l’importante contributo dato in termini di abbattimento degli arretrati, questi precari, il prossimo 30 giugno 2026 vedranno concludere la loro esperienza lavorativa.

Una situazione di ingiustizia, che ha visto la mobilitazione di migliaia di funzionari in moltissime piazze italiane per portare avanti una “battaglia di stabilizzazione”: la situazione di incertezza, infatti, riguarda Funzionari AUPP, Operatori Data Entry e figure tecniche, che in questi anni hanno messo al servizio dello Stato le proprie competenze e la propria professionalità, rispondendo alla domanda di giustizia dei cittadini e garantendone l’efficienza, la velocità e la certezza.

Le conseguenze sul sistema della giustizia

Il segretario generale regionale di UIL PAArmando Algozzino, ha dichiarato: “Senza un impiego stabile è difficile programmare il proprio futuro. Diversi professionisti hanno rinunciato ad attività autonome per lavorare nei tribunali. Oggi chiediamo che venga riconosciuto il ruolo svolto all’interno della pubblica amministrazione”.

La decisione presa dal Governo di confermare solo una minima parte del personale attualmente in servizio (uno su quattro), non solo avrà gravi conseguenze per i suddetti precari, ma anche per tutto il personale a tempo indeterminato, oberato da carenze di organico e da trent’anni di mancati investimenti nel Comparto Giustizia, nonché per l’intero sistema della giustizia italiana e la collettività tutta, con evidenti ricadute in termini di risposte di giustizia su tutti i cittadini.

Gli eccellenti risultati raggiunti, anche in termini di formazione del personale, impiegato ormai da tre anni, rischiamo di andare in fumo in pochi anni ove solo si consideri la crescente carenza di personale del comparto giustizia, addirittura circa 15.000 unità entro il 2026, unita al crescente numero di sopravvenienze.

In questi anni l’assenza di prospettive certe (sia rispetto al numero di unità che potranno essere stabilizzate, sia rispetto ai criteri, ancora ignoti, sulla base dei quali verrà effettuata la stabilizzazione) ha già causato un’emorragia di personale, con migliaia di funzionari che hanno abbandonato il posto alla ricerca di un impiego stabile – quasi sempre in altre pubbliche amministrazioni –, mettendo anche a rischio il raggiungimento dell’ultimo traguardo PNRR.

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