Scriveva lo storico Filippo Rossitto: ”Proseguendo per la strada da Cannistrà sulla giogaia delle colline si giunge al casale di S. Paolo, surrogato al distrutto Fontanelle. Conta 81 case abitate, 3 disabitate e 345 abitanti. I ruderi del villaggio Fontanelle furono dall’intutto distrutti in questo secolo; non restano che le fondamenta delle case che servono di sostegno al terreno molto scosceso. Era posto sulla base e sulla scarpa settentrionale del colle che chiamasi di tramontana a mezzodì di San Paolo ed alla distanza di un tiro di fucile. La contrada chiamasi ancora Fontanelle da talune sorgive d’acqua, che sgorgano sotto il monastero di Gala.” (Filippo Rossitto, La città di Barcellona Pozzo di Gotto, 1911).
Rossitto (1807-1897) preparava la sua storia di Barcellona nella seconda metà dell’Ottocento (pubblicata postuma nel 1911), quindi prima delle grandi trasformazioni che interessarono il nostro territorio, e poté consultare documenti oggi perduti, tra cui l’archivio del Monastero Basiliano, alla sua epoca già ricostruito nel quartiere Immacolata.
I primi abitanti di San Paolo quindi risiedevano nella contrada Fontanelle, così chiamata, ci ricorda Rossitto, per delle sorgive d’acqua provenienti dal colle su cui sorgeva il vicino convento dei monaci Basiliani di Gala.
Prima di Rossitto sul casale di San Paolo scrisse Vito Amico (Catania 1697-1762) nella sua opera in latino Lexicon topographicum Siculum, (pubblicato nel 1757-1760) che oggi leggiamo nella traduzione ottocentesca in italiano di Gioacchino Di Marzo. Scrive Amico: ”Paolo (Casale di S.) Lat. s. Pauli casale Sic. Casali di s. Paulu (V. D.) appartenentesi a Castroreale, da cui dista circa 3 m. verso greco. Ne è intitolata la parrocchia al medesimo santo apostolo. Diconlo sostituito dopo la ruina dell’antico borgo delle Fontanelle, distante allora un trar di freccia.”
Per ogni luogo Amico indicava l’allora Valle di appartenenza. Nel nostro caso V. D., cioè Val Demone.
Dall’analisi delle carte geografiche antiche notiamo che in quelle del primo Settecento appare il toponimo Fontanella, mentre in quelle della fine del Settecento Fontanella è sostituito da San Paolo. L’importante carta di Schmettau, del 1719, riporta già il toponimo San Paolo.
Possiamo quindi dire che la trasformazione da Fontanelle a San Paolo potrebbe essere avvenuta entro il primo ventennio del Settecento.
L’attuale chiesa, intitolata a San Paolo, dipendeva dall’Arcipretura di Castroreale. In merito abbiamo un importante testo, la relazione dell’Arciprete di Castroreale Giovanni Cutrupia, il quale nel 1731 scriveva: “In detta chiesa esistono sette altari, tre nel frontespizio e quattro nella nave. Nel maggiore vi è il deposito del SS.mo Sacramento, et il quatro della Beatissima Vergine del Rosario, e nelli dui altari di lato in uno vi è la statua di legno di S. Pietro, e nell’altro altra statua di legno di S. Pauolo; e nelli quattro della nave in uno vi sono i misterij della Passione di Nostro Signore, nell’altro il quatro con la Beatissima Vergine dell’Itria, in un altro l’Anime del Purgatorio, e nell’altro la statua di legno di Santo Antonino. Questa chiesa tiene tre porte, sua sacristia, e casa del cappellano.” (Giuliana delle chiese di Castroreale e sue borgate, Introduzione, trascrizione e note di Antonino Bilardo, 1997).
La chiesa passò sotto la giurisdizione dell’Arcipretura di San Sebastiano nel 1821, finchè nel 1943 divenne parrocchia autonoma. (Carmelo Biondo, Chiese di Barcellona Pozzo di Gotto, 1986).
In un volume scritto dal sacerdote Salvatore Chimenz nel 1963 si legge che la chiesa è stata costruita ad opera di S. Ecc. Mons. Angelo Paino. (Salvatore Chimenz, L’Archidiocesi e l’Archimandritato di Messina nell’anno 1963, 1963).
Probabilmente quindi la chiesa esistente è una ricostruzione della chiesa antica, andata distrutta in gran parte nel XIX secolo a causa di un incendio.
Mons. Angelo Paino (1870-1967) fu Arcivescovo di Messina dal 1923 fino alla morte, e si distinse per la grande quantità di chiese costruite o ricostruite in provincia di Messina.
In effetti risulta una ristrutturazione della chiesa attuata nel 1923 dal sacerdote Antonino Maggio, ricordata da una lapide affissa sulla facciata della chiesa. (Carmelo Biondo, op. citata).
La chiesa attuale è a navata unica; nell’altare maggiore si trova la statua della Madonna del Rosario del 1925, opera dello scultore barcellonese Matteo Trovato (1870-1949).
In precedenza esisteva una statua in cartapesta della Madonna del Rosario realizzata intorno al 1904 dallo scultore Giosafatte Causerano (Patti, 1865-Montevideo, Uruguay, 1941). Quella statua oggi è scomparsa. (Giuseppe Giunta, Giosafatte Causerano, 2021).
Negli altari laterali si trovano le statue di S. Paolo, S. Biagio e della Madonna Addolorata.
Quella di san Paolo è l’unica chiesa in città dedicata al Santo. Non abbiamo notizie del perché in questo luogo si sia attestato il suo culto. Secondo la tradizione San Paolo, Paolo di Tarso (nato a Tarso, città della Turchia, nel 4, e morto a Roma nel 64 o 67), visitò la città di Messina nell’anno 42. Durante la sua permanenza, la città gli avrebbe offerto un’accoglienza calorosa e alcuni messinesi avrebbero seguito San Paolo nel suo viaggio in Palestina, dove avrebbero incontrato la Madonna, la quale scrisse la famosa lettera alla città assicurando la sua perpetua protezione: “Vos et ipsam Civitatem benedicimus”, “Benediciamo voi e la vostra Città”.
La festa di San Paolo si svolge due volte l’anno: il venticinque gennaio ed il ventinove giugno, mentre si festeggiava saltuariamente la Madonna del Rosario il 13 settembre.
Prima della chiesa di San Paolo esisteva nel piccolo centro la chiesa di Sant’Elia, filiale del Monastero Basiliano di Gala, ed era posta, racconta Filippo Rossitto “sul cono di un poggetto ameno di cento passi distante dalla chiesa di S. Paolo ed a mezzodì della stessa. Gli ultimi avanzi furono distrutti verso il 1857 per cavarne i materiali.”
Il quartiere, pur mantenendo le caratteristiche storiche, presenta molte nuove costruzioni, ed è interessato da un collegamento rapido col centro urbano attraverso il prolungamento della via Roma, il cui ultimo tratto è chiamato via Punta Alta. Il toponimo è legato al gemellaggio avvenuto il 2 ottobre del 2008 con Punta Alta, città a sud di Buenos Aires in Argentina, dove risiede una folta colonia di figli di emigranti barcellonesi.
Gli abitanti di San Paolo, che in prevalenza si dedicavano all’agricoltura e all’allevamento del bestiame, una volta erano specializzati nella rimonda e nell’innesto di essenze arboree, in prevalenza alberi di ulivo. Molti sono emigrati in Svizzera e Germania.
In tempi recenti, all’incrocio tra la via Punta Alta e la via Fontanelle, è stato realizzato un piccolo teatro all’aperto e, lungo i vicoli del paese, una serie di murales.

