Il misterioso tempio di Diana Facellina nei pressi di Milazzo

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Nel comprensorio tirrenico-messinese esistono diversi centri archeologici, come Tyndaris, Abaceno, Longane, Mylae, Nauloco. Inoltre sono presenti delle strutture isolate, come le ville romane di Patti e di Terme Vigliatore. Alcuni di questi centri non hanno mai avuto una localizzazione certa, come Longane, che oscilla fra Rodì Milici e Monte S. Onofrio in territorio di Barcellona, come Nauloco, ad est di Milazzo, e soprattutto il misteriosissimo Tempio di Diana Facellina, chiamato anche Artemisio, nell’entroterra milazzese, del quale sostanzialmente non vi sono  resti archeologici.

Forse era l’unico tempio dedicato alla dea esistente in Sicilia, perché la presenza di un altro tempio a Siracusa è stata messa in discussione dagli archeologi. La dea greca Artemide, figlia di Giove e di Latona, sorella di Apollo, dea della caccia, fu identificata dai romani con il nome di Diana. Del tempio milazzese restano solo le tracce degli antichi scrittori latini e indicazioni sommarie nelle carte geografiche antiche.

Le-possibili-localizzazioni-del-Tempio-di-Diana-Facellina--1024x768 Il misterioso tempio di Diana Facellina nei pressi di Milazzo

Secondo il mito tramandato anche da Euripide in Ifigenia in Aulide e Ifigenia in Tauride, Oreste (figlio di Agamennone e Clitemnestra), per espiare la colpa di aver ucciso la madre Clitemnestra, ricevette l’ordine di recarsi nella Tauride, terra dove comandava Toante, e di recuperare una statua di Artemide. Sembra, secondo una delle tante versioni del mito, che la statua sia stata portata proprio in Sicilia, dove fu costruito il tempio oggi scomparso.

Lo scrittore latino Gaio Lucilio, nel II secolo a.C., descrivendo un viaggio fino allo stretto di Messina, riferiva la presenza di templi dedicati a Diana Facellina: «Vedrai ciò che prima avevi spesso desiderato: lo stretto di Messina e le mura di Reggio, poi le Lipari e i templi di Diana Facellina».

Un altro scrittore, Silio Italico, nel I secolo d.C., parlando delle guerre puniche combattute dai Romani contro i Cartaginesi, riferiva che questi ultimi ebbero mille soldati anche dal luogo siciliano in cui aveva sede la dea Toantea Facellina e aiuti da una località detta «Naulocha»: «L’altra popolazione sicana aveva aderito ai desideri degli Elisi: mille ne diede Agatirno, Stromboli soffiata dagli austri, mille la sede della dea Tontea Facellina. Con numero triplice venne la fertile Palermo…. Non stette inerte Erbesso, né Nauloca rifiutò il pericolo». 

Le informazioni fornite da Silio Italico inducono a ritenere che il tempio in cui era stata collocata la statua di Diana sottratta da Oreste a Toante, fosse situato nei pressi di un luogo abitato (sicuramente della Sicilia orientale) che forniva un contingente di mille soldati ai Cartaginesi, allo stesso modo di «Strongylos» (Stromboli) e «Agathyrna».

Vibio Sequestre, nel IV-V secolo d.C., descriveva l’esistenza di un tempio di Diana nei pressi di Peloride (capo Peloro-Messina), delimitato da un fiume detto Fetelino («Fetelino, presso Peloride, confine al tempio di Diana»). 

La presenza di una località detta «Dianae»,  posta come tappa intermedia del tragitto che univa Messina a Tindari («Messina-Diana-Tindari»), fu inoltre rilevata in antichi percorsi divulgati dall’Anonimo Ravennate (VII-VIII sec. d.C.) e da Guido da Pisa (IX sec. d.C.).

Mettendo assieme queste fonti,  si evince che nell’area messinese (Peloride), a circa metà strada tra Messina e Tindari, fosse presente un tempio, sede della dea Toantea Facellina, posto a ridosso di un fiume, il Fetellino, e di un centro tale da fornire mille soldati nelle guerre puniche.
Il luogo abitato descritto da Silio Italico fu inoltre collegato da alcuni studiosi e storici alla piccola cittadina di Artemisio (Artemide, ricordiamo, era il nome greco di Diana), menzionata a est di Milazzo in occasione della battaglia del Nauloco (36 a.C.) da Dione Cassio e da Appiano: «e Cesare si impadronì di queste, di Milazzo e dell’Artemisio, una piccola cittadina nella quale dicono vi fossero le vacche del Sole ed avvenisse il sonno di Odisseo»,  nel II secolo d. C.

Padre-Parisi-344564667_1412195459595927_2996731357357953538_n Il misterioso tempio di Diana Facellina nei pressi di Milazzo

Le notizie sul tempio, seppur sommarie, si trovano in tutti i testi sulla presenza greca in Sicilia. Per esempio ne parla Jean Berard, La magna grecia, alle pagine 364-365 (Einaudi, 1963). In maniera approfondita se ne sono occupati in prevalenza gli studiosi locali. In tempi recenti uno dei primi fu Padre Giovanni Parisi, di Santa Lucia del Mela (1897-1982), un religioso storico e letterato, che studiò tutte le fonti classiche e scrisse diversi libri, anche in collaborazione con altri, e articoli sulla stampa locale. Parisi, dopo aver analizzato le fonti, arrivò a conclusioni che altri studiosi hanno ritenuto discutibili. Sosteneva che il tempio di Diana era un vasto complesso metallurgico legato ad estrazioni minerarie in miniere dislocate a monte del santuario lungo il corso dei fiumi Mela e Corriolo/Floripotamo (l’antico Fetelino), situato a Santa Lucia del Mela, in contrada San Giuseppe, ed era distinto dall’Artemisio, una specie di distaccamento avanzato, forse in Contrada Reilla, più vicino al mare. Infine il Nauloco era situato in località Pantano, a Giammoro.

claudio-saporetti_16644 Il misterioso tempio di Diana Facellina nei pressi di Milazzo

Nel mese di ottobre 1978 sul mensile milazzese il Punto apparve un articolo di Claudio Saporetti, archeologo esperto di Assirologia all’Università di Pisa, che trovandosi a frequentare il milazzese per legami familiari, venne a conoscenza dell’appena pubblicato libro di Padre Parisi assieme a Paolo Maggio, proprio sul tempio di Diana, e sollevò dubbi sull’interpretazione fornita dai due studiosi, quella cioè del complesso metallurgico. Dopo alcuni mesi rispose Parisi con una lettera sempre su il Punto, ed a questa rispose Saporetti, chiudendo la “polemica”.

Saporetti nel frattempo continuò le sue ricerche e nel 1993 pubblicò un libro sul tempio di Diana, basato su documenti e dati scientifici. Nel 2008 pubblicò una nuova edizione del libro, che per quanto ci riguarda è il testo al momento più approfondito su questa complessa e misteriosa vicenda oscillante tra il mito e l’archeologia. (Claudio Saporetti, Diana Facellina. Un mistero siciliano, Editrice Pungitopo, Patti, 2008).

L’autore passa in rassegna gli antichi autori, analizza Appiano  (II sec. d.C.) in merito alla guerra tra Ottaviano e Sesto Pompeo, la Battaglia del Nauoloco, 3 settembre del 36 a.C.; analizza la situazione geografica nell’antichità, i ritrovamenti archeologici del territorio, analizza i lavori di Padre Parisi, analizza l’Odissea (a proposito dei pascoli della vacche sacre del Dio Sole) e infine propone quattro luoghi, con i pro e i contro, di dove poteva sorgere il tempio.

1 – Santa Lucia del Mela.

A favore. Si trova praticamente a coincidere con un incrocio di eccezionale importanza: quello tra la strada Milazzo-Jonio e la via montana Messina-Tindari. Nonostante il parere contrario di uno studioso, il Griffo, è possibile una continuità di culto tra una Diana della face, cioè Diana Lucifera, e Santa Lucia.

A sfavore. Il luogo sembra troppo montano per essere sede dei pascoli del dio Sole, che secondo Omero non erano lontani dal mare. Non ci sono testimonianze archeologiche. Il luogo sembra troppo lontano dalla operazioni militari per essere citato dagli antichi come luogo vicino alla linea di schieramento.

2 – San Filippo del Mela.

A favore. Sembra esserci a San Filippo una tradizione di culto delle acque, anche se non si sa se sia antica. Esistono testimonianze archeologiche, come tracce di terme romane dietro la chiesa principale.

A sfavore. Il paese sembra un po’ troppo lontano sia dall’incrocio citato a proposito di Santa Lucia, sia dall’incrocio tra la medesima strada Milazzo-Jonio e l’attuale SS 113.

3 – Belvedere.

A favore. Si trova in una zona di notevole importanza geografica, posto sulla strada costiera e anticamente sembra nel luogo di divisione del Mela in due bracci. C’è qualche testimonianza archeologica.

A sfavore. Si trova in una zona alle spalle di Milazzo, non ad Est come dovrebbe essere secondo i dati raccolti.

4 – Zona San Domenico-Corriolo.

A favore. Esistono testimonianze archeologiche, anche di terme romane, collegabili alla leggenda popolare che vi ubicava una grande città leggendaria, Trois e ad una citazione medievale che ubicava antichi ruderi presso il Corriolo. Le terme romane ed il nome delle vicine Contrade Fontanelle e Sorgente provano l’esistenza di ricche fonti d’acqua.

A sfavore. Il luogo non presenta alcun abitato che giustifichi una scomparsa così totale di opere architettoniche, anche se questo dato è molto relativo, come è provato dalla Villa di Patti scoperta casualmente.

Saporetti aggiunge: «Se dovessimo necessariamente scegliere confidando in un intuito che potrebbe rivelarsi ingannevole, questa opzione è quella che preferiamo, perché più di tutte si avvicina a quelle indicazioni che le notizie raccolte ci suggeriscono.»

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