La Pro Loco “A. Manganaro” e 24 live ricordano la figura di Luigi Valli con tre articoli di Gino Trapani.
Oggi pubblichiamo: Il dantismo di Luigi Valli e il segreto dei Fedeli d’amore.
Il dantismo di Luigi Valli e il segreto dei Fedeli d’amore
Quest’anno – oltre il 700° della morte di Dante – ricorre il 90° anniversario della morte di Luigi Valli e della istituzione del Liceo classico di Barcellona Pozzo di Gotto. Una ricorrenza decisa dal ministero della Pubblica Istruzione su sua sollecitazione – dettata da motivi filantropici – grazie alla quale dal 1931 in poi ai giovani barcellonesi e dell’hinterland è stato consentito di accedere agli studi classici, senza essere costretti a recarsi a Messina e sostenere le spese della frequenza al liceo Maurolico.
Nella nostra città Luigi Valli è stato ricordato nel 1936, quando su proposta della moglie Angelica Picardi fu apposta una lapide nell’androne del Convento dei basiliani, allora sede del Liceo classico.
Nel 1952, dopo che gli fu intitolato il Liceo. Nel 1965 per celebrare il settimo centenario della nascita di Dante, su iniziativa di Alberto Torre, direttore della Biblioteca comunale. Nel 1994, quando nel nuovo edificio gli fu dedicata una lapide a cura della Pro Loco (dettata dal sottoscritto) e insieme al Liceo fu organizzato un convegno sulla sua attività critica, filosofica e poetica; nel 2012 con la presentazione della sua biografia di Maria Rosa Naselli. Un volume sulla storia del Liceo Valli a cura di Franco Lanzellotti è stato presentato nel 2015.
Sarebbe saggio ricordare soprattutto agli studenti la figura del Valli, che frequentò la nostra città, contribuendo ad elevarne il livello culturale. Egli era pienamente convinto della superiorità degli studi classici, ma si interessava anche alla scienza. In periodi di festa o di vacanza soggiornava nella villa, ricca di piante e di profumi, dei suoceri, discendenti da illustri famiglie messinesi, la marchesa Giovanna De Gregorio e Silvestro Picardi, deputato e ministro nel 1901. La villa sorge ancora oggi in fondo alla via Umberto I°, che prima della morte del re era denominata “Via Villa” in omaggio alla famiglia dei proprietari.
Luigi Valli fu alunno di Giovanni Pascoli e continuatore dei suoi studi danteschi – pubblicati mentre insegnava all’Università di Messina nei tre volumi Sotto il velame, Minerva oscura e La mirabile visione –, nei quali il poeta romagnolo aveva evidenziato le simmetrie nascoste nel segreto della Croce e dell’Aquila della Divina Commedia. Il Valli ne ha individuato molte altre, che egli inquadrò nel contesto di una esoterica interpretazione allegorica, che condivideva con i cosiddetti “eredi del pensiero ermetico”, un filone di interpreti danteschi – definiti da Umberto Eco “Adepti del velame” -, di cui fecero parte Dante Gabriele Rossetti, Eugène Arnoux e altri critici minori.
Le opere
Nell’opera “Il linguaggio segreto dei Fedeli d’Amore” Valli afferma che Dante apparteneva a una setta segreta di poeti, i quali – sotto il gergo dell’amore stilnovista – nascondevano messaggi, che la Chiesa di Roma considerava eretici ed era pronta a punirli, come aveva fatto con i Catari e i Templari. In base a quel linguaggio cifrato ogni riferimento a fatti amorosi e a persone reali sarebbe da interpretare come invettiva nascosta contro il Papato, in preda a papi simoniaci. Beatrice e le donne cantate da Dante e dagli altri poeti sarebbero solo figure allegoriche, simboli della setta stessa e personificazioni della Sapienza guidatrice verso la salvezza dell’umanità, che doveva essere liberata dalla situazione disastrosa in cui era caduta, per colpa dei rappresentanti dell’Impero e del Papato (che dal 1304 si spostò ad Avignone). Nella Divina Commedia Dante sostiene che per la salvezza del mondo e dell’Italia (che da giardino dell’impero è stata ridotta a una nave senza nocchiero in gran tempesta / non donna di province ma bordello) è indispensabile la restaurazione sia dell’opera della Chiesa, depositaria della virtù della Croce, sia dell’opera dell’Impero, depositario della virtù dell’Aquila e simboleggiato profeticamente da un veltro mandato da Dio.
Valli condivideva con Rossetti la convinzione che la setta dei Fedeli d’Amore fosse stata antesignana dei Rosacroce o addirittura della Massoneria, corporazioni che in realtà si formarono a partire dal XVII – XVIII secolo.
I rosacrociani cercarono di dimostrare che negli scritti di Dante esiste il simbolo di una rosa, in cui è iscritta una croce, sotto la quale appare un pellicano, che ciba i propri nati con la carne che strappa dal proprio petto, simbolo di Cristo. In effetti nella figura di Beatrice e sotto il simbolo della rosa, Dante cantò la mistica rosa, simbolo della vera Chiesa celeste, dove il poeta fu guidato nel Paradiso, contrapposta alla perversa Chiesa dei papi.
Il semiotico Umberto Eco, nonostante ritenga che Valli e i critici esoterici leggessero spesso in Dante ciò che non c’era, tuttavia (nella prefazione del volume “L’idea deforme” – anagramma di “fedeli d’amore”) riconosce a loro il merito di avere contribuito a dare una interpretazione allegorica organica e non frammentaria dell’opera dantesca. Secondo Lillo Cassata, docente presso l’Università La Sapienza di Roma, aspetto positivo della critica di Valli è considerato il fatto che egli contrastò la posizione critica – che nella prima metà del novecento era prevalente – di Benedetto Croce, il quale sosteneva che bisognava cogliere solo il fior fiore dei canti della Divina Commedia, sottovalutandone l’aspetto unitario e allegorico (secondo Croce, la poesia non è allegoria, ma intuizione). Valli invece considerò omogenea la visione dantesca, basata sull’allegorismo, che sta alla base dei tre sensi delle scritture, oltre quello letterale, come Dante ha scritto nel “Convivio” e nel “De vulgari eloquentia”. Oggi, dopo le interpretazioni di Auerbach e Singleton, ciò è condiviso universalmente dalla critica.
All’inizio degli anni trenta, in coerenza con la riforma Gentile, prevaleva l’orientamento a favorire gli studi classici. Quando fu istituito il Liceo classico a Barcellona, Valli era al culmine della notorietà per le sue discusse teorie sull’opera dantesca, che erano note anche in Germania, Austria, Ungheria, dove egli si era recato per un giro di conferenze. Aveva una concezione di vita eroica, come si può desumere dal suo saggio “Miguel Unamuno e la morale eroica”, una rivisitazione del Don Chisciotte, che con la sua follia benefica opera non solo per inseguire il suo sogno metafisico, ma anche per far sollevare a dignità d’uomo lo scudiero Sancho, cioè il popolo, che a poco a poco può liberarsi dalla gravezza dell’ignoranza e dagli appetiti materiali, seguendo e prendendo a modello il cavaliere dell’ideale, il fedele d’amore e della morale eroica. E’ vero, tuttavia, che da Sancho lo stesso Don Chisciotte apprende spesso lezioni di saggezza pratica, senza la quale la vita non avrebbe senso.
L’intensa attività culturale di Luigi Valli
Il quadro della intensa attività culturale di Luigi Valli – morto a soli 53 anni per infarto – si può desumere dalle sue opere più significative sottoelencate:
- “L’allegoria di Dante secondo Giovanni Pascoli”, Bologna, Zanichelli, 1922
- “Il segreto della Croce e dell’Aquila nella Divina Commedia”, Bologna Zanichelli 1922
- “La chiave della Divina Commedia. Sintesi del simbolismo della Croce e dell’Aquila”, Bologna, Zanichelli, 1926
- “Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d’Amore”, Roma, Optima, I° volume 1926; II° volume 1928.
- “La struttura morale dell’universo dantesco” è stato pubblicato postumo a Roma nel 1935, a cura di Angelica Picardi Valli.
- Luigi Valli ha tenuto circa quaranta Lecturae Dantis a Roma, Firenze, Bologna, Ravenna.
- Il 23 novembre 1929 ha tenuto a Barcellona la conferenza sul “Segreto della Croce e dell’Aquila nella Divina Commedia”.
Opere poetiche:
- “Dionysoplaton”, Roma, 1909 – “Ritagli d’acciaio”, Roma, 1913 – “Ritmi”, Optima, 1929.
- Opere filosofiche (Valli fu Libero docente di Filosofia morale all’Università e di Storia e filosofia nei licei):
- “Il fondamento psicologico della religione”, Roma, 1904 – “Il valore supremo”, Roma, 1913 – “Il dualismo religioso e la dottrina di Zarathustra”, Roma, 1914.
- Saggi: “Le filosofie che non vissero”, in Rivista di Filosofia, 1911; “Miguel de Unamuno e la morale eroica”, 1919; “Lo spirito filosofico delle grandi stirpi umane”, Rivista di Filosofia, 1921; “La realtà e il valore della stirpe nella Biologia e nella Storia”, 1926.
Opere politiche:
- “Che cosa è e che cosa vuole il Nazionalismo”, 1910; Scritti e discorsi della grande vigilia: “Perché l’Italia deve fare la guerra”, 1914; “Guerra e filosofia”, 1915; “La Nazione e l’idea Liberale”, 1925; “Il diritto dei popoli alla terra”, 1926. Luigi Valli si avvicinò al fascismo negli ultimi anni, ma non fu favorito dal regime nella sua carriera professionale e fu rimandata (e quindi non accolta) la sua candidatura a membro dell’Accademia d’Italia.