Periodicamente il fantasma del ponte sullo Stretto torna a turbare l’animo dei cittadini delle due sponde (un turbamento analogo suscita, in chi vive nella piana, la proposta di costruire un aeroporto a cavallo del torrente Mela). Chi sono i sostenitori della realizzazione della megaopera, i quali presentano il ponte come un vantaggio per l’economia del Mezzogiorno? Ce ne dà un quadro Antonio Mazzeo nel libro inchiesta intitolato “I padrini del ponte”, con sottotitolo “Affari di mafia sullo Stretto di Messina”.
L’autore passa in rassegna faccendieri, speculatori locali o d’oltre oceano, piccoli, medi e grandi trafficanti, banchieri, ingegneri. Egli traccia un quadro della mafia di oggi, che è molto più articolata della mafia del pizzo: è una mafia imprenditrice e finanziaria. Ormai l’accumulazione illegale convive con quella legale e diventa difficile distinguere i due flussi. La borghesia mafiosa ha consistenti partecipazioni in imprese di costruzione, che aspirano a intromettersi nella realizzazione del ponte (con il pericolo, tra l’altro, che vengano usati materiali depotenziati, come è già avvenuto in molti ponti e gallerie).
I sostenitori del ponte cavalcano la richiesta che viene da gente di rispetto, la quale è stata oggetto di denunce e indagini, che hanno già messo in luce gli interessi criminali che ruotano intorno alla grande opera. Agli organi giudiziari è risultato che – lungo tutto l’iter progettuale, durato più di quaranta anni – si sono intrecciati gravi conflitti d’interesse di persone che tramano a favore del ponte e oggi tornano a richiedere che il governo nazionale prenda la decisione di costruirlo, dopo i finanziamenti ottenuti dall’Unione Europea.
Nella prefazione del libro di Antonio Mazzeo, Umberto Santino – presiedente del Centro “Peppino Impastato” – traccia un breve spaccato del capitalismo reale: grandi imprese, amministratori e politici di varia estrazione, famiglie mafiose, storiche o emergenti, ascari meridionali (asserviti ai manovratori della civiltà consumistica della dismisura, liquida e globalizzata) sono accomunati dal credo nel business a portata di mano. Egli conclude affermando che le grandi opere hanno consolidato le borghesie mafiose, perché non sono state controllate adeguatamente.
Antonio Mazzeo sostiene che il ponte sarebbe una cattedrale nel deserto. Egli ricorda inoltre che siamo in una delle aree più sismiche del pianeta. I sostenitori del ponte – secondo l’autore del libro – tramite la manipolazione dei mezzi di comunicazione, mirano a spazzare via tutte le osservazioni contrarie alla costruzione del ponte, fingendo di non sapere nulla dei legami che hanno fatto forti i mafiosi imprenditori.
L’autore ci invita – invece – a lottare per la difesa della natura della nostra terra, a tenerci fedeli alle radici, in nome di uno sviluppo sostenibile. Per progettare un domani diverso – dopo il coronavirus – occorre una comune cultura della solidarietà, insieme ad una presa di coscienza molto ampia. Sul piano concreto, prima del ponte – e per un collegamento più efficace della Sicilia con l’Italia e l’Europa – è necessario che si realizzino o si migliorino le infrastrutture più necessarie! Occorre, pertanto, sollecitare con vigore che venga data la precedenza alla realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità nel sud (da Salerno in giù) con doppi binari in tutte le zone della Sicilia. Si deve provvedere al riassetto e al miglioramento del settore viario in tutta l’isola (molte strade e autostrade sono in condizioni pietose); potenziare le vie marittime, con collegamenti più rapidi e frequenti dell’isola con i porti di tutta l’Italia, oltre che tra le due sponde dello Stretto; rilanciare le strutture della sanità e dell’istruzione … Recentemente favorevoli al ponte si sono dichiarati Matteo Renzi e Matteo Salvini. I Cinque stelle – secondo quanto dichiarato da Giancarlo Cancelleri e in parte confermato dal presidente del Consiglio Conte – propongono, invece del ponte, il collegamento con un tunnel sottomarino, che potrebbe essere o appoggiato sul fondo, oppure scavato a 300 metri di profondità. Ma con quali garanzie di sicurezza nel caso di un terremoto grave come quello del 1908?