Il ruolo delle donne nel XVI Secolo raccontate in un libro riscoperto tra gli scaffali della biblioteca comunale

- Cultura, Attualità

Un incontro culturale può far volare le menti e i cuori in tempi e luoghi lontani e aprire nuovi orizzonti, dandoci la possibilità di conoscere cose nuove e arricchendo lo spirito. Così è stata la “dotta confabulatio”, la dotta conversazione, dal titolo “Michel Eyquem de Montaigne e l’eterno femminino”, organizzata da Mimmarosa Barresi, Maria Rosa Naselli e Santina Salmeri presso i locali della biblioteca comunale “Nannino Di Giovanni” di Barcellona Pozzo di Gotto. Immaginate di scovare uno spago, una sorta di filo di Arianna, e seguendolo ritrovarvi in un paese delle meraviglie, in luoghi lontani e meravigliosi. Tale è stata l’impressione di tutti quando Maria Rosa Naselli ha introdotto l’evento in una sala convegni gremita, raccontando di aver trovato un vecchio libro – mentre procedeva con i consueti lavori di aggiornamento dell’immenso patrimonio librario della biblioteca – e di esserne rimasta incantata. Il vecchio libro è il “Giornale del viaggio di Michel de Montaigne in Italia”, rara edizione in tre volumi con prefazione di Guido Piovene e introduzione critica di Glauco Natoli, pubblicato da Parenti Editore nel 1958. Montaigne non necessita di presentazioni, grandissimo filosofo e letterato vissuto nel XVI secolo, protagonista del Rinascimento francese ed europeo, notissimo e ancora oggi assai studiato per i suoi “Saggi” (è tuttora ben attiva in Francia la “Société Internationale des Amis de Montaigne”). A colpire Naselli, e noi con lei, è stato l’imponente e affascinante apparato iconografico del libro che, con vive e colorate immagini, rappresentava luoghi e personaggi del tempo con particolare attenzione ad abiti e figure di donne. L’elemento femminile associato a un autore così moderno e vicino a noi nei temi delle sue opere, pur se così lontano nel tempo, ha suscitato in Naselli, Barresi e Salmeri – animatrici della Biblioteca delle Donne “Adelasia del Vasto” – il vivo desiderio di accompagnare Michel de Montaigne nel suo singolare viaggio e riportarlo a noi. Il viaggio in Italia è un’esperienza che ha accomunato letterati e intellettuali vissuti in tempi e luoghi assai diversi e “viaggio in Italia”, per chi abbia sufficiente familiarità con la storia della letteratura, vuol dire Goethe, il grande drammaturgo tedesco vissuto tra XVIII e XIX secolo. È proprio Goethe a coniare l’espressione “eterno femminino” intendendo con essa la femminilità intesa nella sua essenza, non nell’esteriorità o negli elementi contingenti, ciò che è la virtù propria della donna di spingere l’uomo a migliorarsi poiché “l’eterno femminino ci trae in alto”, come ciò che salva l’anima di Faust nel finale del capolavoro goethiano. La vita del filosofo francese, la sua curiosità nei confronti degli usi e delle abitudini delle donne, i commenti riportati nel suo diario di viaggio hanno acceso il desiderio nelle tre ricercatrici di scoprire se e come l’eterno femminino abbia inciso nella vita e nell’opera di Montaigne. Un’esplorazione che ha portato tutti i presenti a confrontarsi con le parole di Montaigne lette con partecipato sentimento dall’attore Giovanni Corica che, vestiti (letteralmente, è proprio il caso di dirlo) i panni del filosofo rinascimentale, ha letto alcune pagine del suo “Journal du voyage en Italie par la Suisse et l’Allemagne”. Abbiamo scoperto le ragioni del viaggio italiano; non fu per studio o per diletto, almeno ufficialmente, ma per ragioni di salute: Montaigne soffriva di mal della pietra, quella che oggi chiamiamo calcolosi renale, e aveva bisogno di cure termali. Ma il filosofo non si accontenta di curarsi, vuol curiosare e così, invece di venire direttamente in Italia dalla Francia, passa dalla Svizzera e dalla Germania e arriva in Italia passando dal Tirolo. Il suo viaggio anticipa, nello spirito in cui è condotto, i Gran Tour che saranno la moda dell’aristocrazia europea dal XVII secolo ma anche il turismo della salute che si affermerà nel XIX secolo. Ne è testimonianza il diario di viaggio che ebbe stesura e destino assai singolare, così come singolare era l’autore. Innanzitutto è scritto parte in francese e parte in italiano e in italiano è proprio Montaigne a scrivere (la parte in francese è scritta dal segretario personale: Montaigne non viaggiò da solo, aveva con sé un’allegra brigata di amici e familiari), poi non fu scritto per essere pubblicato ma fu abbandonato dallo stesso autore in una vecchia biblioteca (sarà scoperto e pubblicato anni dopo dall’abate Joseph Prunis e solo in successive edizioni sarà corredato di immagini). Nelle pagine del diario spiccano i commenti alle donne italiane, che non sembrano colpirlo molto favorevolmente, commenti che non sarebbero piaciuti all’amica Marie Le Jars de Gournay (più nota, semplicemente, come Marie de Gournay). Ed è proprio Marie de Gournay a incarnare l’eterno femminino, nelle parole di Mimmarosa Barresi, poiché nell’opera successiva Montaigne mostra tutt’altra considerazione per le donne in generale e per le donne italiane in particolare. Marie de Gournay fu una carissima amica di Montaigne, anch’ella filosofa e letterata, molto più giovane di lui, non sappiamo se ci fu una relazione tra i due, di certo si scrissero tanto. Lui la definiva “figlia d’adozione” (fille d’alliance la chiamava lui e père d’alliance lei) dichiarandole un affetto fuori dal comune e le lasciò in eredità la biblioteca personale, lei ne curò l’edizione dell’opera maggiore. Montaigne conobbe e ammirò pure Veronica Franco, cortigiana e letterata veneziana, e questa sua considerazione è prova di come fosse libero dai pregiudizi dominanti nell’epoca e quindi ancora assai moderno e vicino a noi. Nella sua esposizione particolareggiata e accurata, tra aneddoti personali e fatti storici di rilievo, Barresi ha reso viva la vicenda personale del filosofo. Sembrava di essere con lui, in fuga da una Francia dilaniata dalle guerre di religione (e in particolare dalla guerra dei tre Enrichi) fino alla Roma di papa Gregorio XIII e alla Firenze del granduca Francesco I de’ Medici, per sostare nei centri termali di Bagni di Lucca. Ad accompagnare la conversazione c’erano le belle immagini, selezionate e proiettate dalla relatrice, raffiguranti quadri di Raffaello, Giulio Romano, Veronese o i disegni di Salvador Dalì e Fabio Balotta così da immaginarci lì con Michel de Montaigne ad ammirare le belle donne del tempo. La dotta confabulatio è stata un successo, seguita da un pubblico numeroso e attento, in rappresentanza dell’Amministrazione comunale c’era ed è intervenuta Ilenia Torre, assessore alla cultura e alle pari opportunità. Al termine dell’evento Mimmarosa Barresi, Maria Rosa Naselli e Santina Salmeri hanno offerto ai presenti un abbondante assaggio di tipici dolci rinascimentali: diriola, pancristiano, torta di cerase roscie e torta di riso. Una delizia che, unita al resto, ci ha lasciato dentro la voglia di continuare il viaggio con Montaigne e Marie de Gournay e di continuare a seguire le iniziative della biblioteca comunale “Nannino Di Giovanni” e della biblioteca delle donne “Adelasia del Vasto”.
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