Sensazioni in musica per laGrandine

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“Dai sospiri nasce sempre qualcosa”, così scriveva il poeta Dylan Thomas. Ecco come si potrebbe sintetizzare il capolavoro strumentale di un’altra grande band emergente barcellonese: “laGrandine”. “Questo è per i tuoi occhi” è un’opera concepita per avvertirci in che follia oggi viviamo. È la voce seminuda mai sentita, portatrice irresistibile di gioia e dispiacere che va a tentoni alla deriva senza riparo. È il suono delle persiane che sbattono sui muri, il profumo di una casa e di una cantina abbandonata, il miracolo immobilizzato nella polvere di un diario mai chiuso e del bicchiere su cui traboccano le ultime gocce di vino. È l’urlo che mette a nudo il mondo contemporaneo così come si presenta; un mondo raccontato senza pretese, senza perdersi in sogni o in rimpianti. Ogni pezzo strumentale sembra discendere dalla spietatezza di un evento reale, bello o brutto che sia, e viene interpretato come se ci fosse Guy de Maupassant a narrarlo. Gli strumenti protagonisti diventano contorno di una musica che “rivolge passi” alle orecchie di chi vuole ancora sentire qualcosa di veramente incantevole.

L’intervista

Chi sono i componenti de “laGrandine” e cosa fanno oltre a comporre musica?
Franco è un insegnante di chitarra classica, “precario della scuola”, Emanuele è uno “studente fuori-corso” d’informatica, ma ha la passione per il videomaking. Martina studia geologia a Palermo ed Ennio studia percussioni classiche al conservatorio a Messina. In poche parole siamo tutti disoccupati.

Come mai avete scelto il nome “laGrandine”?
L’idea è venuta al nostro ex batterista che aveva pensato di ricondurre il nostro sound ad un agente atmosferico, la grandine appunto. Noi crediamo riesca a rievocare nell’individuo particolari stati d’animo.

Come definite il vostro genere?
Il nostro genere in gergo viene chiamato “Post-rock”. Non ci piace, tuttavia, rinchiudere la musica in compartimenti stagni perché siamo totalmente disinteressati a dare una definizione a quello che facciamo. Suonando musica strumentale rimandiamo completamente alle sensazioni qualsiasi descrizione.

Quali sono i vostri punti di riferimento musicali?
I nostri punti di riferimento non sono prettamente musicali, ma sono legati a doppio filo con la natura. Questa è la musica dei ricordi, delle sensazioni, delle macchine abbandonate, delle foto sbiadite, delle parole che non ti vengono, della polvere sugli oggetti, del cielo che ti cammina sopra la testa, dei sogni di Lynch.

Come vi trovate in un contesto un po’ “rigido” come quello italiano, dove la musica su cui le case discografiche investono principalmente è quella avente la struttura standard “strofa-ritornello”?
Senza dubbio il “canone strofa-ritornello” ha ripreso violentemente piede nelle classifiche indie italiane, ma siamo sicuri che non in tutto quello che ci viene propinato ci sia qualità. Noi, dal punto di vista compositivo, non disdegniamo questa struttura e preferiamo comunque lasciare che il brano fluisca liberamente senza alcuna restrizione che ne limiti l’espressività.

Barcellona Pozzo di Gotto, negli ultimi anni, è divenuta una realtà musicalmente fertile. Credete che in questa città si stia sviluppando una forma di riscatto socio-culturale?
Da parecchio tempo Barcellona vive un forte fermento musicale. La cosa che ci fa riflettere è che l’amministrazione comunale è totalmente insensibile a questo fenomeno, come del resto a molti altri aspetti socio-culturali della città.

Progetti futuri?
In questo momento stiamo cercando di promuovere al meglio il nostro disco, uscito pochi mesi fa. Ci piace suonare insieme, continuare a farlo è l’unico progetto futuro che abbiamo.