Ogni anno, in tutto il mondo, si celebra la Festa dei Lavoratori, datata 1 Maggio. Ricorrenza che ricorda l’esigenza di un cambiamento concreto, del grido di un diritto che proviene dal basso, dalla popolazione accomunata dallo spirito di umanità che unisce l’intero pianeta.
Ma quali sono state le ragioni che hanno trionfato nel riconoscimento di questa ricorrenza?
La storia ci racconta che alla fine dell’ Ottocento e ai primi del Novecento in molte città industrializzate, si sviluppò la tendenza a ribellarsi contro i capitalisti, i quali, senza alcuna pietà, sfruttavano i lavoratori, costretti a offrire le loro prestazioni per il doppio del tempo dovuto. La situazione divenne insostenibile.
Già dal 1856, a Melbourne, si faceva strada la regola dei “Tre otto”: otto ore di lavoro, otto ore di svago, otto ore per dormire. Iniziò così la discesa verso la grande rivendicazione di tutti i tempi. Infatti, numerosissime furono le manifestazioni protagoniste in tutte le città più industrializzate del mondo. Un primo traguardo fu raggiunto nell’Illinois nel 1867, evento che fu d’esempio alla Prima Internazionale che riportò quegli stessi valori rivendicati, estendendoli a tutto il territorio europeo.
Le ingenti rivolte portarono al riconoscimento del 1 Maggio come giornata di lotta, data che venne stabilita durante il Congresso della II Internazionale di Parigi nel 1889. Il connubio tra lotta operaia e 1 maggio fu il modo per ricordare i famosi Martiri di Chicago, lavoratori che persero la vita durante una delle lotte avvenuta,appunto, a Chicago nel 1867, quando rimasero vittime della sparatoria attuata dai poliziotti sulla folla per sedare la rivolta. Molti altri persero la vita per lo stesso motivo e con le stesse dinamiche. Il “Corteo più grande che si sia mai visto a Chicago”, così come venne definito dal Chicago Times, fu la vera e propria origine.
Negli anni a seguire, le manifestazioni dilagarono a macchia d’olio e le “tre otto” furono ottenute. Ultima battuta fu la rivolta di Haymarket del 1884. Dal 1885 ogni anno si festeggia la Festa dei lavoratori.
Il nostro Paese, però, ha subito un’ eccezione. Nel ventennio fascista, la festa fu abolita, per essere reinserita nel dopoguerra del ’45.
I diritti rivendicati furono legittimati nel 1948 con l’avvento della Costituzione Italiana. I lavoratori vennero così considerati “uomini” e non macchine da sfruttare ininterrottamente.
Oggi si assiste ad un progressivo abbandono delle tradizionali forme di celebrazione, trasformando la festa del Primo maggio in scampagnate e raduni musicali all’insegna dello “sballo solidale”.
Tuttavia, le necessità odierne fanno pensare ad un ritorno al riempimento di significato di questo evento, unica ricorrenza in cui i lavoratori di tutto il mondo si sentono uniti per spirito di solidarietà, per riconoscimento e presa di coscienza della “classe” che rappresentano. Ma non solo. Il Primo Maggio è anche festa del futuro, un futuro che si immagina pieno di risorse, un futuro in cui il precariato e la disoccupazione giovanile si spera che non siano più all’ordine del giorno.