Il Futurismo in Sicilia e il ruolo della provincia messinese (di Marcello Crinò)

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1-Manifesto-futurista-745x1024 Il Futurismo in Sicilia e il ruolo della provincia messinese (di Marcello Crinò)

Il Futurismo nacque ufficialmente con il “Manifesto del futurismo” stilato dal suo fondatore, il poeta Filippo Tommaso Marinetti, pubblicato sul quotidiano francese “Le Figarò” il 20 febbraio del 1909. Fu un movimento che coinvolse tutti gli ambiti della cultura (letteratura, arti visive, architettura, musica, teatro, danza, cinema, fotografia, gastronomia…) e lasciò il segno sulle altre avanguardie artistiche internazionali.

Il movimento futurista attecchì anche in Sicilia, dove svolse un grande ruolo nel contesto generale, ma fu indagato purtroppo tardivamente e inizialmente anche parzialmente, da vari studiosi, siciliani e non. Il primo studio fu il piccolo ma prezioso saggio di Claudia Salaris, “Sicilia Futurista”, Sellerio, Palermo, 1986, seguito dal lavoro  di Giuseppe Miligi, “Prefuturismo e primo futurismo in Sicilia, 1900-1918”, Sicania, Messina, 1989. A seguire il grosso volume di Anna  Maria Ruta “Il futurismo in Sicilia: per una storia dell’avanguardia letteraria”, Pungitopo, Patti, 1991. Infine, nel 2020 uscì il libro “All’ombra del vulcano. Il Futurismo in Sicilia e l’Etna di Marinetti”, di Andrea G. G.  Parasiliti, Olschki, Firenze, 2020.

“L’antichissima Trinacria muta le sue tre gambe già veloci in tre alettoni più veloci al punto di accelerare la sua rotazione creativa.” Così Marinetti vedeva la Sicilia, regione per la quale nutrì molta simpatia, da considerarla quasi come uno dei due poli della sua ideologia: nel Nord l’esaltazione della metropoli e della velocità, nel Sud la forza primordiale del paesaggio.

6-Marinetti-Etna-1024x829 Il Futurismo in Sicilia e il ruolo della provincia messinese (di Marcello Crinò)

A Barcellona Pozzo di Gotto la vicenda del Futurismo è stata ricordata in due occasioni. La prima il 22 marzo 2009 con una Serata futurista, nella Sala Vetri dell’Oasi, organizzata dalla Genius Loci e curata da Giovanni Fugazzotto, dedicata ai cento anni del futurismo, con l’esposizione di alcuni manifesti futuristi conservati a Barcellona e documenti sui futuristi della nostra zona, come Guglielmo Jannelli, Nino Pino Balotta, Ruggero Vasari e Vann’Antò, assieme a tavole parolibere. Gli attori Claudia Soraci e Giuseppe Pollicina lessero difficili testi di Palazzeschi e Marinetti, attorno ad un’installazione dedicata allo stesso Marinetti.

La seconda, il 12 febbraio 2010, al Palacultura “Bartolo Cattafi”, con la mostra “Futurismo, Futuristi e Nino Pino Balotta”, organizzata dal Comitato Promotore per le celebrazioni del centenario della nascita di Nino Pino Balotta (poeta con un occhio attento al futurismo). L’esposizione rimase aperta fino 15 marzo, e inglobava la mostra allestita l’anno precedente dal Comune di Ficarra per ricordare il loro concittadino Giovanni Gerbino (nato nel 1895 e morto a Catania nel 1969), poeta e scrittore futurista trapiantato a Milano, la mostra precedentemente  allestita  nel marzo 2009  dalla Genius Loci assieme al professore Giovanni Fugazzotto, e la mostra “in progress” su Nino Pino Balotta in corso al Palacultura.

Il contributo più rilevante, ai fini della conoscenza del Futurismo siciliano, l’ha fornito il ragusano Andrea Parasiliti, laureato in Filologia Moderna presso l’Università Cattolica di Milano, con dottorato di ricerca all’Università di Catania, con il libro “All’ombra del vulcano…” sopra citato. Nella prima parte del libro analizza due riviste futuriste siciliane, “La Balza Futurista” e “Haschisch”.

Per affrontare la vicenda futurista siciliana e messinese seguiremo proprio il suo libro.

2-Balza-futurista Il Futurismo in Sicilia e il ruolo della provincia messinese (di Marcello Crinò)

La “Balza Futurista” fu pubblicata grazie a Guglielmo Jannelli, nato a Terme Vigliatore (allora Comune di Castroreale) nel 1895, e scomparso nel 1950, del quale rimane oggi il villino Mamertino a Terme Vigliatore, arredato con opere di Depero, Boccioni e Balla, e dove sono custoditi documenti futuristi, come le lettere inviate da Marinetti a Jannelli. Questi, dopo vari contatti epistolari con il fondatore del Futurismo, fonda e dirige la rivista assieme a Luciano Nicastro e Vann’Antò, entrambi ragusani. 

La Balza Futurista” discende da “La Balza”, fondata poco tempo prima a Ragusa da Vann’Antò e Luciano Nicastro. Il padre di Luciano Nicastro giunse a Barcellona Pozzo di Gotto con la famiglia per insegnare francese. Luciano, nato nel 1895 e morto a Milano nel 1977, si laureò successivamente  in Lettere a Catania con una tesi proprio sul Futurismo; fu poi docente e Messina e a Milano dove divenne anche preside. La presenza a Barcellona di Nicastro diventa un fattore fondamentale nella storia del Futurismo siciliano, perché Nicastro favorisce l’incontro di Vann’Antò con Jannelli, gettando le basi per la nascita della rivista.

Ne usciranno solo tre numeri, ma destinati a fare storia: 1 aprile, 27 aprile e 12 maggio 1915, formato in ottavo, 24 pagine ciascun numero, testata e indice nell’ultima pagina, con una scelta molto anticonvenzionale che destò parecchie discussioni. Oltre alla parte prettamente grafica e letteraria (con molte “parolibere”), anche un notiziario, definito “Marciare non marcire”, lo stesso motto che si trova sulla bandiera futurista. La rivista, con redazione a Messina, fu stampata a Ragusa,  con grande perizia tipografica, data la complessità delle “parolibere”, nella piccola tipografia Piccitto e Antoci, nata per volontà del Barone Serafino Amabile Guastella (1899-1899), uomo dotto che affascinò Sciascia, Bufalino, Calvino e Melo Freni che lo cita spesso nei suoi articoli.

Nel 1921 si forma a Catania un club futurista e contestualmente nasce la rivista “Haschisch”, mensile di arte e varietà, con la direzione in viale XX Settembre n. 11, presso l’abitazione del direttore Mario Shrapnel, il cui vero nome era Giambattista Melfi, barone di Sant’Antonino, originario di Chiaramonte Gulfi. Della rivista furono pubblicati sei fascicoli, tra febbraio 1921 e gennaio 1922. Di alcune copie esistono solo delle riproduzioni, e un numero risulta introvabile. Tra i collaboratori, oltre a Shrapnel, anche Marinetti,  Guglielmo Jannelli, Ignazio Drago, Giacomo Etna, Pitigrilli, Francesco Carrozza e Ruggero Vasari, questi ultimi due originari del milazzese.

Nel numero 4 della rivista (luglio 1921) viene pubblicato il “Manifesto futurista siciliano”, datato Messina, maggio 1921. Il 16 aprile 1921 ricomincia il ciclo delle Rappresentazioni Classiche al teatro Greco di Siracusa, inaugurato da “Le Coefore”, e in quest’occasione appare sui muri di Catania il Manifesto Futurista per le rappresentazioni classiche di Siracusa, firmato da Jannelli, Nicastro, Carrozza, Raciti e Vann’Antò. Il 18 aprile a Siracusa sarà presente Marinetti.

Uno dei primi a riscoprire la rivista “Haschisch” fu Mario Verdone (padre dell’attore Carlo), grande studioso di cinema e teatro futurista. La scoprì casualmente, mentre era sulle tracce di Ruggero Vasari (San Filippo del Mela, 1898 – Milazzo, 1968), colui che, secondo Marinetti, ha meglio sviluppato il Teatro Sintetico Futurista.

Apro una breve parentesi su Vasari, uno dei maggiori scrittori futuristi, seppur non molto noto. Visse negli ambienti d’avanguardia di Monaco e di Berlino, dove fondò la rivista “Der Futurismus” e una galleria d’arte. E’ autore di un testo teatrale ripubblicato nel  2009 dalle edizioni Duepunti: “L’angoscia delle macchine e altre sintesi futuriste”. Tradotto a suo tempo in varie lingue (russo, tedesco, giapponese e francese), fu messo in scena per la prima volta a Parigi nel 1926, con commento musicale di Silvio Mix, uno dei pochi “veri“ musicisti futuristi (autore del profilo sintetico musicale di Marinetti). “L’angoscia delle macchine”, nel suo oscillare tra fantascienza ed espressionismo astratto, rappresentò lo spunto per il celebre film “Metropolis” di Fritz Lang.

La prima parte del volume di Parasiliti si conclude con “Carissimo papà”, le lettere inedite di Salvatore Lo Presti “ardito a Fiume con Gabriele D’Annunzio”. Lo Presti era uno scrittore catanese (1903-1980), entrato in contatto con i futuristi nel 1917 e animatore del gruppo catanese. Si occuperà poi di pupi siciliani, tradizioni popolari e giornalismo.

Nella seconda parte Parasiliti si sofferma sull’amore di Marinetti per l’Etna, ma introducendo l’argomento prendendo le mosse da “Catasto Magico” di Maria Corti, pubblicato nel 1999. Una monografia tematica sul rapporto fra l’Etna e la letteratura, dall’età antica ad oggi.

Infine il rapporto stretto tra Marinetti e la Sicilia, in quanto il poeta voleva scrivere una grande opera sull’isola. Sarà invitato da un “trio visionario” composto dall’ingegnere Emerico Vismara, dall’imprenditore Cosmo Mollica Alagona e dal vulcanologo Gaetano Ponte a partecipare al “Primo campeggio Etneo”, svoltosi dal 4 al 15 agosto 1925. Questa partecipazione fu immortalata da foto e da un articolo del tutto dimenticato  di Guglielmo Jannelli, pubblicato su “L’Impero” del 17 agosto 1925. Marinetti  uscirà estasiato da questa esperienza che gli permise di conoscere bene l’Etna, in precedenza “divinata senza conoscerla” nel poema “L’Aeroplano del Papa”, pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1912 e in Italia nel 1914.  

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