Alla sbarra con l’accusa di aver abusato sessualmente di un ventisettenne residente a Gioiosa Marea e di origini polacche, il giovane A. D.B., 27 anni è stato assolto ieri dal Tribunale di Patti “perchè il fatto non sussiste”.
I fatti risalgono all’aprile 2019, quando la ragazza sporge denuncia nei confronti dell’uomo, per aver subito violenza sessuale aggravata dal suo evidente stato di ubriachezza che non le ha permesso di difendersi.
La denuncia arriva nel tardo pomeriggio della notte dopo la quale si sono svolti i fatti, in una spiaggia del litorale pattese di fronte al “Pecora nera”.
Secondo quanto emerso, la ragazza, intorno alle 4 di notte, tornando dalla spiaggia in stato confusionale, racconta informazioni poco precise e comunica di aver subito una sorta di violenza di gruppo. Un racconto molto confuso che porta ad una denuncia poco chiara, dalla quale non emergono dettagli chiari. Da lì, si innesca una corposa attività di indagine che porta a sentire chiunque fosse nel locale quella sera, dai presenti a chi l’ha accompagnata in ospedale, dai proprietari del locale a chiunque potesse essere in grado di fornire informazioni preziose. Circa 10 – 15 persone non riscontrano i fatti raccontati dalla persona offesa.
“Ciò che emerge, invece, pare essere la condotta provocatoria della ragazza nei confronti dell’imputato, invitato dalla stessa ad andare in spiaggia con l’intento di appartarsi. – dichiara l‘avv. Sebastiano Campanella, difensore del ragazzo insieme all’avv. Tommaso Calderone – Anche la visita ginecologica non ha dato atto di alcun tipo di evidenza lesiva compatibile con una violenza sessuale e i dettagli raccontati dalla ragazza risultano completamente incompatibili con quel tipo di referto”.
Da indagini più approfondite e intercettazioni ad alcune chat tra la persona offesa e un’amica, gli inquirenti decidono di andare a fondo alla vicenda.
Si decide, quindi, di prelevare alcuni campioni biologici dell’imputato per indagare sulla corrispondenza tra il suo liquido seminale e quello rinvenuto sui vestiti di lei.
“L’imputato – chiarisce il legale – non ha mai negato di aver avuto un rapporto sessuale con la ragazza, ma ha puntualizzato che il rapporto fosse avvenuto pacificamente come era stato in precedenza all’accaduto”. Il ragazzo spontaneamente si sottopone, quindi, ai prelievi. In sede di incidente probatorio, si procede a sentire la persona offesa ed emergono una serie di criticità. In virtù della situazione di dubbio, non viene avanzata alcuna misura cautelare e si procede a fissare l’udienza preliminare, durante la quale l’imputato avanza richiesta di rito abbreviato.
I documenti agli atti, compresa la consulenza tecnica a firma del CT di parte Massimo Mendolia, sconfessano a tutto tondo la persona offesa, soprattutto nella parte in cui la presunta vittima dichiarava di non aver avuto più contatto con l’imputato. Una falsa rappresentazione della realtà, smentita da una chat di messenger, dalla quale emergeva il contatto e il contenuto della discussione in cui non si faceva alcuna menzione della presunta violenza sessuale subita.
In sede di abbreviato, davanti al Gup Dr Ugo Molina, il Pm Federica Urban avanza la richiesta di 4 anni e 3 mesi di reclusione nei confronti dell’imputato (pena già ridotta per la scelta dell’abbreviato), la parte civile rappresentata dall’avv. Antonietta Privitera si associa alla richiesta. Gli avvocati Sebastiano Campanella e Tommaso Calderone insistono sull’innocenza del loro assistito e il Gup emette ordinanza integrativa per sentire nuovamente la persona offesa.
Ieri, sentita la ragazza e appurate le divergenze e i dubbi sulla vicenda, l’imputato è stato assolto “perchè il fatto non sussiste”.