Porte chiuse negli stadi fino al 30 settembre. Barresi (Igea): “Così non è calcio, pronto a dimettermi”

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La decisione del Governo Nazionale di lasciare le porte chiuse degli stadi italiani, annunciata ieri sera ed inserita nel prossimo Dpcm sull’emergenza Covid-19, avrà gravi conseguenze soprattutto sui campionati dilettantistici.

I tornei regionali, dalla Coppa Italia, iniziata ieri, ai tornei, che prendono il via il 20 settembre, si dovranno svolgere senza pubblico almeno fino al 30 settembre. Per l’Igea 1946, che già aveva predisposto un piano per garantire la presenza dei tifosi in un numero ridotto rispetto al capienza di 3000 spettatori del D’Alcontres-Barone, si tratta di un boccone amaro che il presidente Stefano Barresi non riesce a mandare giù. Ha infatti esternato tutta la sua rabbia sul profilo social ed anche alla nostra redazione ha ribadito la sua posizione: “Il calcio a livello dilettantistico senza pubblico non ha senso, non può sopravvivere. Non c’è motivo di continuare in questo modo, senza alcuna certezza sull’andamento regolare della stagione. La squadra sarà regolarmente in campo mercoledì pomeriggio nel turno d’andata di Coppa Italia contro l’Acquedolci, ma il giorno dopo ho convocato i dirigenti per presentare le mie dimissioni. Se non ci sarà nessuno che avrà voglia di proseguire in questo modo, ritireremo la squadra dal campionato”. Il presidente usa parole forti per chiarire la sua posizione: “Davanti ad una situazione così incerta – afferma – sarebbe stato più opportuno rinviare anche di due mesi l’inizio del campionato, piuttosto che partire tra mille incertezze, senza la possibilità di avere al fianco i nostri tifosi. Se non ci saranno novità e non ci verranno fornite garanzie sull’opportunità di disputare le partite con la presenza del pubblico i sacrifici economici di una dirigenza non avranno più senso. Facciamo calcio per passione e per regalare soddisfazioni ai tifosi. Se vengono meno queste condizioni, perchè dovremo continuare?”.

Sono considerazioni condivisibili per il calcio dilettantistico, che si finanzia con gli incassi, con gli sponsor e con il supporto economico dei dirigenti. Senza poter programmare una campagna abbonamenti, senza l’opportunità di incassare dalla vendita dei biglietti e senza poter dare visibilità agli sponsor, i bilanci della società andranno in rosso ed i costi non potranno essere coperti per intero dalle risorse che arrivano dalla dirigenza. Serve quindi una decisione chiara da parte di chi guida il calcio, per far ripartire in sicurezza il movimento a livello dilettantistico, dove non c’è il supporto economico dei diritti televisivi come accade tra i professionisti.

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