Si è svolta la prima udienza davanti alla gup del tribunale di Reggio Calabria a carico dell’ex sostituto della Procura di Barcellona Olindo Canali, accusato di aver intascato denaro per compiere atti contrari ai propri doveri d’ufficio, in merito ad un processo a carico di Carmelo D’Amico e Salvatore Micale per il triplice omicidio avvenuto il 4 settembre 1993 di Sergio Raimondi, Giuseppe Martino e Giuseppe Geraci. Lo stessa accusa gli viene mossa per il processo a carico di Giuseppe Gullotti, nell’ambito del processo per l’omicidio del giornalista Beppe Alfano. Con il magistrato sono imputati lo stesso Carmelo D’Amico, adesso collaboratore di giustizia, e Giuseppe Gullotti, che sta scontando la condanna proprio per essere stato il mandante dell’omicidio Alfano.
Il gup Filippo Aragona nella prima udienza ha accolto le costituzioni delle parti civile, quella dei familiari di Giuseppe Martino con l’avvocato Filippo Barbera e quella di Sonia Alfano, figlia del giornalista, con l’avvocato Fabio Repici. Il giudice reggino ha poi accolto la richiesta di termini da parte gli avvocati difensori per la consultazione di alcuni documenti prodotti in aula dalla Procura della DDA di Reggio Calabria, che sostiente l’accusa a carico dei tre imputati. Il magistrato Olindo Canali è difeso dagli avvocati Ugo Colonna e Francesco Arata, Carmelo D’Amico dall’avvocato Antonietta Pugliese e Giuseppe Gullotti dagli avvocati Franco Bartolone e Tommaso Autru Ryolo. La prossima udienza è stata fissata per il prossimo 20 marzo 2020.
Le accuse a carico di Olindo Canali sono quelle di aver ricevuto denaro, circa 100 milioni di vecchie lire per bloccare di fatto il processo a carico di D’Amico e Micale, accusati del triplice omicidio, presentando con ritardo l’atto d’impugnazione alla corte d’appello di Messina della sentenza di primo grado con cui i due imputati venivano assolti e con il conseguente passaggio in giudicato dalla pronuncia d’assoluzione. Secondo l’accusa avrebbe poi ottenuto una somma pari a trecento mila euro per favorire la posizione di Gullotti nel processo Alfano, redigendo delle lettere anonime con cui si sosteneva l’innocenza di Gullotti. senza aver informato i procuratori capo di Messina e Barcellona.