L’8 Novembre del 63.A.C Cicerone attacca Catilina in Senato

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Oggi, Venerdì 8 Novembre ricorre l’anniversario della pronuncia da parte di Marco Tullio Cicerone della Prima Catilinaria, (In Catilinam Oratio Prima) l’attacco oratorio che Cicerone fa a Catilina nel Senato Romano riunitosi nel tempio di Giove Statore opportunamente presidiato, il giorno alcuni complici del senatore Catilina avevano tentato di uccidere il retore.
Cicerone, avvertito in tempo del complotto da Fulvia, amante di uno dei congiurati, non permise agli emissari di Catilina di entrare nella sua casa quando giunsero per salutarlo; questi ultimi, vedendosi scoperti, abbandonarono l’impresa. Cicerone quella mattina stessa denunciò l’accaduto in Senato:
“Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? Quamdiu etiam furor iste tuus nos eludet? quem ad finem sese effrenata iactabit audacia?” (trad. Fino a quando, Catilina, abuserai della nostra pazienza. Quanto a lungo ancora codesta tua follia si prenderà gioco di noi? Fino a che punto si spingerà [la tua] sfrenata audacia?).

Era l’anno 66 a.C. quando Catilina si candidava alla carica di console, anche se la sua carriera fu subito caratterizzata da abusi di potere e concussioni. Nel 66 a.C venne accusato di cospirazione con Autronio e Publio Cornelio Silla, ma evitò sempre la condanna per i reati commessi.

Anzi, grazie ai processi, la popolarità di Catilina aumentò a tal punto che il Senato, preoccupato dei suoi successi, nominò avvocato Cicerone, l’homo novus che,  durante tutti i suoi discorsi, restituì di Catilina un’immagine orrenda affermando essere beffardo e ingannatore verso il popolo romano.
Catilina, tenace, si candiderà nuovamente alle elezioni per il 62 a.C., non prima di essersi guadagnato l’appoggio della plebe romana con ingegnosa demagogia, frequentando attori e gladiatori, idoli del popolino, e promettendo una ridistribuzione delle terre demaniali e prede di guerra (guadagnandosi così anche l’appoggio dei veterani di Silla, caduti in disgrazia) ed emanando addirittura un editto per la remissione dei debiti (detto Tabulae novae). Quest’ultima proposta allarma la classe senatoria e Cicerone che, nell’orazione Pro Murena, sottolinea in Catilina “la ferocia, nel suo sguardo il delitto, nelle sue parole la tracotanza, come se avesse già agguantato il consolato”.

 

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