Dal ieri 20 febbraio e fino a domani 22, la Società Italiana di Tossicologia (SITOX) sta tenendo a Bologna, presso il Savoia Hotel Regency, il suo XXI Congresso Nazionale dal titolo “Pericolo, rischio e rapporto rischio-beneficio”.
L’appuntamento porta al centro dei molteplici simposi alcuni dei temi che l’associazione ha sviluppato nel corso degli anni: dagli effetti dell’alcol sul neurosviluppo ai farmaci oppioidi nella terapia del dolore e delle dipendenze, da un excursus sulle nanoparticelle e sulla sicurezza dei dispositivi medici ai nuovi trend in tossicologia, dalla considerazione del microbioma intestinale all’uso di metodologie avanzate computazionali e in vitro, alternative alla sperimentazione animale, anche in ambito regolatorio, applicate per esempio ai pesticidi.
Tanti sono i ricercatori che stanno parte alle sessioni scientifiche anticipati dalla lettura magistrale “Intelligenza Artificiale: nuovi paradigmi per il futuro tra innovazione e sfide etiche”, tenuta da Ivana Bartoletti dell’Oxford Internet Institute.
“L’analisi del rapporto rischio-beneficio, quanto mai attuale, è spesso distorto da un’opinione pubblica poco incline all’approfondimento, che prescinde da quanto stabilito da Agenzie Regolatorie nazionali ed internazionali. Spesso il concetto di pericolo è confuso con quello di rischio, giungendo a conclusioni destituite di ogni fondamento scientifico. Il Congresso cercherà di portare un po’ di chiarezza in un panorama a tratti confuso”, dichiara il professor Corrado Galli, Presidente di SITOX.

L’effetto avverso, infatti, non può mai essere scollegato dal concetto di “dose”. Il farmaco stesso può intossicare un paziente, guarirlo o non produrre alcun effetto proprio a seconda di come e quanto se ne assume. La mancata chiarezza su questo concetto determina disinformazione, che tende a risaltare maggiormente il pericolo a discapito dell’approfondimento sul rischio causato dai sovradosaggi. Pericolo che, ricordiamo, si riferisce ad una caratteristica intrinseca di ogni sostanza e che si manifesta in rischio soltanto in relazione alle modalità di esposizione.
Il XXI Congresso SITOX si impegna quindi a riportare equilibrio nella comunicazione della scienza e della sanità su concetti fondamentali per la collettività, ma anche innovativi per chi opera in ambito scientifico, grazie alla partecipazione di esperti e soci provenienti da differenti campi di specifiche competenze.
Il Congresso Nazionale della SITOX è un evento che ricorre ogni 18 mesi e rappresenta un’occasione unica per delineare lo stato dell’arte su ricerca ed innovazione nel settore tossicologico.
“La frequenza della patologia da causa tossica di chi accede al sistema dell’urgenza è del 5/6 %. Un
dato di tutto rilievo, che però non viene preso seriamente in considerazione dal SSN, vista la carenza
sistematica di medici specialisti in tossicologia”, ha dichiarato Guido Mannaioni, Professore
Ordinario di Farmacologia presso l’Università degli Studi di Firenze, Direttore della Struttura
Ospedaliera di Tossicologia Medica e Centro Antiveleni presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria
Careggi, nonché Consigliere della Società Italiana di Tossicologia durante il XXI Congresso
SITOX. “Il paziente con esigenza assistenziale richiede cure specialistiche che nella maggioranza
dei casi non ha possibilità di ricevere. Il ruolo del tossicologo clinico nei servizi d’urgenza è invece
più che importante e le sue prestazioni dovrebbero essere accessibili – se non in tutti gli ospedali –
almeno presso i DEA di I e di II livello”.
Le intossicazioni costituiscono un problema di sanità pubblica rilevante, con una deciso trend
incrementale (1 caso ogni 100 abitanti l’anno). In particolare, i ricoveri per intossicazioni acute e
croniche risultano essere ben oltre i 100.000 l’anno, mentre gli accessi in pronto soccorso non
seguiti da ricovero per la stessa patologia sono più di 450.000 l’anno. È quanto osservano anche i
Centri Antiveleni, istituzioni sempre meno valorizzate all’interno del sistema dell’urgenza-emergenza e che necessiterebbero di nuove funzioni e di fondi dedicati.
“Il paziente intossicato, differentemente da quanto avviene per tutte le altre patologie – prosegue
Mannaioni – è praticamente l’unico malato che non trova uno specialista che lo prenda in cura. Per
superare tale situazione di crisi è necessario intervenire su più fronti. Anzitutto introdurre CAV che
operino a livello sovraregionale-nazionale, con bacini di utenza di circa 6-8 milioni di abitanti. Poi
costituire reparti specialistici in tossicologia clinica con posti letto da associare ai CAV. A tali
esigenze bisogna assicurare la possibilità di gestire pazienti intossicati acuti meno complessi presso
strutture DEA (con la consulenza specialistica dei CAV), nonché garantire attività ambulatoriali
specialistiche di tossicologia clinica associate ai CAV, e laboratori di tossicologia analitica clinica
in grado di effettuare determinazioni tossicologiche in urgenza”.
Nel corso del Congresso la SITOX ha avanzato più proposte per migliorare alcuni standard
qualitativi, tra cui riposizionare la Tossicologia nell“Area Medica” del DM 70/2015, in quanto
attività del SSN di diagnosi e cura specialistica.
Ma è sui CAV che la SITOX ha voluto esplicitare alcune indicazioni da subito implementabili. A tal
proposito ha affermato Mannaioni: “Per arrivare più rapidamente a compensare l’attuale situazione
di grave carenza di CAV, si potrebbe ipotizzare una prima fase durante la quale “sperimentare” un
modello di rete nazionale utilizzando uno o più servizi già in grado di assicurare tutte le funzioni
richieste dall’Accordo Stato-Regioni del 2008 (HUB) per favorire e supportare i nuovi servizi
(Spoke) fino alla loro autonomia. Inoltre, è giunto il momento di valorizzare ed implementare
l’attività dei CAV all’interno dei Livelli Essenziali di Prestazione (LEP)”.
Infine un ragionamento su personale e formazione: “Vi è sempre più una carenza di personale che
impedisce di far fronte in maniera adeguata alle esigenze dello specialista in Farmacologia e
Tossicologia Clinica, quest’ultimo inquadrato come medico che svolge attività analitica senza poter
correttamente contribuire a migliorare l’appropriatezza delle cure nel sistema delle urgenze emergenze. Un problema anche a livello universitario: il Ministero della Salute deve farsi portavoce
della necessità di formazione in Tossicologia clinica e delle dipendenze nel percorso di studi della
Laurea in Medicina e Chirurgia con lo scopo di attrarre giovani Colleghi nella formazione
specialistica in farmacologia e Tossicologia clinica”, ha concluso il Prof Mannaioni.