Il” fatto non sussiste” e nessuna misura di sicurezza deve essere applicata, tranne che per Veneziano per cui è stata prevista la misura di sicurezza per 3 anni: è questa la sentenza emessa dal Tribunale di Reggio Calabria (Presidente Fabio Lauria, a latere Pio Francesco Me e Falvio Tovani) e riguardante la vicenda dell’ipotesi di attentato fallito nei confronti del Sostituto Procuratore della Repubblica, il Pm Federica Paiola. Trasmesse alla Procura della Repubblica le dichiarazioni di Cristini.
La vicenda
Gli imputati sono stati rinviati a giudizio per tentato omicidio in danno della dott.ssa Federica Paiola, allora Pubblico Ministero presso la Procura del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto. Il tutto nasce a seguito di una “confidenza” che tale Miano Vincenzo aveva fatto in carcere a un agente di Polizia Penitenziaria, riferendo di un possibile attentato al Sostituto Procuratore.
In particolare, a fondamento dell’imputazione, un ‘pizzino’ sul quale sarebbe stato annotato il numero di targa del PM. Da lì, il via all’attività di indagine. Intercettazioni, servizi di ascolto e attività investigativa portano alla notizia riguardante il possibile attentato ai danni della dott.ssa Paiola in un articolo della Gazzetta del Sud datato 28 agosto 2016.
Fondamentali sono stati le dichiarazioni di Miano e di tale Carmine Cristini. Le dichiarazioni di Cristini sono state subito ritrattate già in udienza preliminare. Nonostante tutto, il Gup ritenne comunque di rinviare a giudizio tutti gli imputati, ognuno per il ruolo assunto nella vicenda e descritti nel capo d’imputazione che riportiamo:
“Per il reato p. e p., dagli artt. 56, 110 e 575 c.p. e 7 L. n. 203 del 1991, in concorso tra loro, compivano atti idonei e diretti in modo non equivoco a cagionare la morte di Paiola Federica, magistrato in servizio presso la Procura di Barcellona Pozzo di Gotto con funzioni di sostituto procuratore, evento non verificatori per cause indipendenti dalla loro volontà, in quanto tale progetto criminoso veniva scoperto;
in particolare, il CORSARO, in qualità di ideatore ed istigatore, chiedeva al VENEZIANO di fornirgli targa e macchina della PAIOLA, provvedendo poi a trasmettere, tali informazioni a SCICCHIGNO Gaetano, il quale comunicava (…)ad altri soggetti rimasti ignoti, mentre il CORSARO prometteva al VENEZIANO di procurargli le armi per commettere l’omicidio (Kalashnikov); il CRISTINI, in qualità di partecipe, forniva suggerimenti in ordine alla modalità d’azione (…); il VENEZIANO, in qualità di esecutore materiale, chiedeva altresì il consenso per l’omicidio a FIORE e MILONE (ristretti in carcere a causa di richieste cautelari provenienti dalla PAIOLA), che glielo fornivano.
Con l’aggravante di aver commesso i fatti con le modali tipiche delle associazioni di cui all’art. 416 bis c.p. (…), nonchè con le finalità di agevolare le associazioni mafiose (…).
In Barcellona Pozzo di Gotto accertato I’11 Agosto 2016.”
All’esito del processo, sentite le Forze dell’Ordine e la dott.ssa Paiola, oltre gli indagati, acquisite le intercettazioni e gli interrogatori di Cristini e le lettere di ritrattazione, l’imputato Fiore Giovanni – difeso dall’avv. Sebastiano Campanella – si era già sottoposto a interrogatorio negando gli addebiti e si è proceduto alla trascrizione delle intercettazioni, non era emerso alcunchè che potesse tradursi nemmeno nell’ipotesi di tentativo dell’attentato al Pm.
Il Pm del procedimento Sara Amerio aveva preso atto di quanto emerso e, chiedendo l’assoluzione, aveva chiesto l’applicazione della misura di sicurezza nei confronti di tutti gli imputati per la pericolosità sociale dei soggetti.

La difesa, ribadendo quanto già ab initio sostenuto, ha puntualmente evidenziato che da nessuna emergenza probatoria poteva dirsi minimamente suffragata l’originaria ipotesi accusatoria. In particolare “il Fiore non è risultato, neppure alla lontana, lambito da alcuna accusa e, a maggior ragione, era da escludersi un coinvolgimento dello stesso nella vicenda. Nondimeno insussistenti i presupposti ex lege richiesti per l’applicazione di una misura di sicurezza”, spiega l’avv. Campanella.
Il collegio difensivo
Il collegio difensivo è stato composto dall’avv. Sebastiano Campanella per Fiore Giovanni, l’avv. Giuseppe Gentile per Corsaro Antonino, l’avv. Giovanni De Stefano per Veneziano Salvatore, l’avv. Debora Speciale per Scicchigno Gaetano, l’avv. Giuseppe Manna per Cristini Carmine e l’avv. Sabrina Siracusa per Milone Marco.
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