Un anno dalla tragedia nella fabbrica dei fuochi di Femminamorta: un dolore che non si cancella

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Il 20 novembre 2019 è stato un giorno che nessuno a Barcellona Pozzo di Gotto potrà mai dimenticare. Un anno fa infatti la città del Longano veniva sconvolta dall’esplosione di un deposito di fuochi d’artificio nella zona di Femminamorta. Ciò che è avvenuto in quel luogo situato su una collinetta di Barcellona ha lasciato un segno indelebile in una comunità ferita da un evento che ha provocato sofferenze e lutti. Al dolore per la tragedia che si è consumata, strappando alla vita cinque persone, si aggiunge quello sempre costante dei familiari delle vittime, che attendono ancora di conoscere la ricostruzione esatta di quanto accaduto in quella fabbrica per poter accertare le responsabilità.

Oggi per coloro che hanno conosciuto le cinque vittime di quella strage e per l’intera città è il giorno del ricordo. Stasera saranno, infatti, celebrate due messe in loro suffragio. Alle 18 nella chiesa dei Cappuccini la famiglia Costa ricorderà Venera Mazzeo, la moglie del titolare della fabbrica di fuochi d’artificio, che perse la vita in quella tragica circostanza. Alla stessa ora nella Basilica di San Sebastiano si terrà una celebrazione per i quattro operai della ditta Bagnato, i barcellonesi Vito Mazzeo, Giovanni Testaverde e Fortunato Porcino ed il tunisino Mohamed Mannai, investiti dall’esplosione di uno dei depositi di materiale pirico.

A distanza di un anno l’inchiesta della Procura prosegue ed è stata concessa una proroga dei tempi per conclusione delle indagini. I magistrati, partendo della perizia affidata ai medici legali ed agli uomini del Ris di Messina, stanno lavorando per mettere insieme gli elementi raccolti e dare una spiegazione a quanto accaduto poco dopo le 16.30 di quel 20 novembre quando due fortissime esplosioni furono avvertite a distanza di chilometri anche a Terme Vigliatore e a Furnari. Noi di 24live siamo stati i primi a trasmettere in diretta dal luogo della tragedia le immagini, che poi sono state rilanciate dai media nazionali. Non è stato facile in quella circostanza conciliare il diritto-dovere di cronaca con la sofferenza che ogni essere umano prova davanti a scene di dolore strazianti.

Il primo video subito dopo l’esplosione

Oggi ancora siamo lontani dalla ricostruzione della dinamica degli eventi. Forse la verità è andata via per sempre insieme alle vittime di quella tragedia, strappate all’affetto dei loro cari mentre stavano cercando di guadagnarsi da vivere. I magistrati cercheranno di continuare il loro lavoro per dare riscontro alle dichiarazioni contrastanti dei tre superstiti, il titolare della fabbrica Vito Costa, il figlio Antonino Costa, rimasto gravemente ferito nel tentativo di salvare la madre, e Antonino Bagnato, il figlio del titolare della ditta impegnata nei lavori di montaggio di alcune grate all’ingresso dei capannoni, dove erano conservate le polveri esplosive. Ci vorrà ancora tempo per sapere cosa sia veramente successo quel mercoledì pomeriggio di un anno fa, ma oggi forse è il tempo del silenzio per dare spazio solo al ricordo delle cinque vittime incolpevoli di quella strage.

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