L’attentato del 19 luglio 1992, a seguito del quale morì il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta (Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina), è stato un sisma che ha scosso e risvegliato la coscienza civile di un popolo. Nulla è più stato come prima. La ferocia dell’organizzazione criminale che voleva atterrire lo Stato passò allora il segno, suscitando una reazione inaspettata ai più: la consapevolezza che lo Stato, la legalità, la civiltà vale una vita. Quegli uomini che hanno dato allo Stato, alla legalità e alla civiltà ciò che avevano di più prezioso, la loro vita, rimangono nella memoria di tutti come esempio di valore e dell’eroismo più alto. Tra questi eroi spicca la figura di Emanuela Loi, prima agente donna della Polizia di Stato a essere uccisa in servizio, e a lei è stato dedicato un convegno organizzato dall’Amministrazione comunale di Barcellona Pozzo di Gotto su iniziativa dell’assessore alla cultura e alle pari opportunità Angelita Pino. Nel Parco urbano Maggiore La Rosa, in un auditorium riorganizzato e ridimensionato nella capienza per via delle nuove regole imposte dall’emergenza sanitaria da Covid-19, si è tenuto l’incontro con la partecipazione dell’avvocato Rita Ielasi, Presidente della sezione messinese dell’associazione CAMMINO (Camera Nazionale Avvocati per la persona, le relazioni familiari e i minorenni); della dottoressa Rita Barbieri, Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto; del dottore Emanuele Crescenti, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto. Nella qualità di moderatrice, c’era Giulia Carmen Fasolo, instancabile promotrice di iniziative culturali nella Città del Longano e rappresentante locale del Centro Antiviolenza “Frida Kahlo Onlus”. In rappresentanza dell’Amministrazione comunale era seduta al tavolo dei relatori l’assessore Angelita Pino. Davanti ad un pubblico attento e ragionevolmente numeroso, l’incontro ha avuto inizio mostrando un video documentario con testimonianze sulle stragi di mafia e gli eroi dell’antimafia. La prima a prendere la parola è stata la moderatrice, Giulia Carmen Fasolo, che ha ringraziato le istituzioni, la biblioteca comunale, le forze dell’ordine e i relatori e posto l’accento sul significato profondo del convegno: non semplicemente tenere memoria dei fatti del passato ma lanciare un messaggio di speranza per il presente e il futuro, affinché tutti costruiamo un’Italia alternativa senza mafie e senza violenza. L’assessore Pino ha portato i saluti del sindaco e dell’Amministrazione e ricordato che il convegno si inserisce all’interno della rassegna “I mille volti dell’essere donna”, programmata per marzo e non più tenutasi per il blocco di tutte le attività dovuto all’emergenza sanitaria. Nel suo lungo e appassionato intervento, l’assessore ha ripercorso le vicende delle donne vittime della mafia: da Emanuela Sansone, la prima donna vittima della mafia, uccisa il 27 Dicembre 1896 a soli diciassette anni a Palermo per ritorsione nei confronti della madre accusata a torto di aver denunciato alcuni mafiosi; a Carmela Minniti, uccisa nel 1995, pur essendo estranea a Cosa Nostra, perché moglie del boss Nitto Santapaola; passando per la piccola Angela Talluto, bambina di un anno, uccisa il 7 Settembre 1945 a Montelepre dal noto bandito Salvatore Giuliano che tentava di uccidere il socialista Giovanni Spiga. L’assessore ha inoltre ricordato le figure di Rita Atria e di Tita Buccafusca, altre donne vittime di mafia, e messo in evidenza come quell’idea perversamente romantica di una mafia che non colpisce donne e bambine non sia e non sia mai stata vera. Ha poi preso la parola l’avvocato Ielasi che ha messo in evidenza come il concetto di vittima sia complesso e vada articolato, facendo opportune distinzioni: c’è chi è vittima oggettiva ma agisce per valori più alti e chi è vittima perché vincolata a un sistema di oppressione ambientale e psicologica che non le consente di alzare la testa e andare oltre. Donne come Emanuela Loi, Cetta Cacciola e Carmela Iuculano, pur con le dovute distinzioni, hanno sfidato la mafia e dunque sono vittime ma anche e soprattutto eroine. Poi ci sono quelle donne che nascono e crescono in contesti di mafia e non hanno l’opportunità di capire che c’è altro, oltre quella vita, e sono solo vittime. Per liberare queste vittime, ha spiegato l’avvocato Ielasi, è fondamentale il ruolo delle agenzie educative, principalmente la scuola. Dopo Ielasi ha preso la parola il dottor Crescenti che ha posto l’accento sulla grande forza delle donne e ha ricordato la sua personale esperienza in Calabria, nella lotta contro la ‘ndragheta, e l’importanza del progetto “Liberi di scegliere” rivolto a minori e giovani adulti provenienti da contesti familiari di criminalità organizzata. La dottoressa Barbieri, nel suo intervento, ha rilevato che l’eccezionalità e la forza delle donne è nella loro normalità ed ha ripercorso le vicende di altre donne vittime di mafia come Francesca Morvillo, nota come moglie del giudice Giovanni Falcone ma lei stessa magistrato e prima ancora insegnante all’istituto penitenziario Malaspina, e Barbara Rizzo Asta, uccisa nel 1985 con i due figli da un’autobomba destinata a colpire il giudice Carlo Palermo. Dopo gli interventi dei relatori è stato il momento dello splendido monologo di Melangela Scolaro, consigliere comunale e membro dell’Associazione “Paolo Vive”. Un estratto del monologo è stato riportato in un bel segnalibro donato a tutti i presenti nel pubblico in auditorium. Dopo ha preso la parola Tindaro Di Pasquale, presidente dell’Associazione “Paolo Vive”, che partendo dalla sua esperienza di insegnante ha messo in evidenza il fondamentale ruolo della scuola, che dopo la famiglia è la principale agenzia educativa, nel superamento di quelle condizioni di disagio che rappresentano il terreno fertile su cui la criminalità organizzata mette più facilmente radici. Il professore Di Pasquale, nel concludere il suo intervento, ha invitato i colleghi docenti a insegnare prime le regole base del vivere civile e solo dopo pensare ai contenuti disciplinari delle loro programmazioni didattiche. Dopo un breve intervento di Filippo De Pasquale, presidente della Consulta giovanile, il convegno si è concluso con i saluti dell’assessore Pino e con la proiezione di un video dedicato a Emanuela Loi.
