Non esiste una definizione di bellezza, ma una cosa è certa. L’ uomo fin dai primi anni di vita , istintivamente si proietta verso ‘il bello’. Si tratta di una pulsione interiore assolutamente naturale. Questa prima fase è il punto di partenza che ci porterà per tutta la vita a ricercare inconsciamente la verità e il bene. Mi viene in mente la famosa frase di Dostoevskij ”la bellezza salverà il mondo”e credo che oggi più che mai, questa frase, esprima ancora la speranza che l’ uomo e la natura possano riconciliarsi. L’ arte è l’espressione privilegiata della bellezza, in grado di spingere l’uomo oltre il visibile e il contingente. Per i greci, il bello e il buono non possono essere separati. In qualche modo la bellezza ci spinge a ricercare il senso più profondo della vita e in questa ricerca troviamo la forza e il coraggio di reagire alle difficoltà. Il senso di gratitudine per ciò che ci è stato dato, attraverso l’ emozione dello sguardo che incontra la bellezza, si radica in noi e ci rende più forti. Non c’ è niente come la bellezza in grado di attraversare il tempo, parlando un linguaggio universale e assoluto.
Vi è mai capitato di sentire che non è ‘ancora’ il momento giusto per parlare di qualcosa? Avete mai avuto la sensazione che, forse, si debba ancora aspettare il ‘giusto tempo’ per svelarla? Se avete provato questa sensazione, allora vi è facile intendere che questa è un’intervista che andava editata oggi, perchè porta in serbo tantissimi messaggi che, in questo esatto momento storico, possono essere maggiormente ricevuti, capiti, interiorizzati. La rarissima condizione che si è creata pare sia propizia per parlare di filosofia, arte, musica, cultura e sperare nell’effetto dell’eco.
24live oggi racconta di un altro dei talenti che ruotano attorno alla nostra terra: Sabrina Paratore. Lei è un’insegnante di storia dell’arte, appassionata di pittura da quand’era bambina grazie al papà, è un architetto ‘empatico’.
“Prima di progettare, cerco sempre di capire e interpretare i bisogni di chi mi sta commissionando un lavoro. Credo sia anche la parte ‘normale’ del lavoro di ogni architetto, non c’è nulla di straordinario in questo. Solo che io dalla pittura non riesco a discostarmi e cerco sempre di fare in modo che le esigenze funzionali e i bisogni oggettivi non intacchino la bellezza della parte personale ed emotiva del mio cliente. Questa è la parte che mi piace di più: progettare pensando ai bisogni interiori, ai sentimenti, all’aspetto emotivo... “.
Nel 2017, le donne architetto erano 64.000, pari al 42% delle donne professioniste in Italia. Un numero destinato a crescere inesorabilmente registrando la presenza di un architetto, sia esso uomo o donna, ogni 350 abitanti. Dal 2014, il settore però registra una crisi senza precedenti che va a braccetto con quella delle imprese edili. Questo porta continuamente a reinventarsi, riscoprirsi, riscrivere la propria vita, ma senza mai abbandonare gli strumenti a disposizione, casomai affinandoli. Molte donne architetto così diventano archichef, altre wedding planner, altre ancora iniziano a scrivere guide turistiche e poi ci sono le professioniste come Sabrina che utilizzano la passione della pittura applicandola all’architettura e parlano della bellezza, praticandola. Forse sono ancora molti i cittadini che non riescono a comprendere l’importanza delle professioni come quelle di ‘architetto’, ma se sei tu il professionista incriminato non ha senso scoraggiarsi. L’importante è rispondere alle esigenze di chi abbiamo davanti, “sperando – ci dice Sabrina – che venga abbattuta la burocrazia del nostro Paese e rivalorizzato il senso estetico“.
Forse lo aveva intuito, quando ha deciso di fare l’insegnante di storia dell’arte “perchè una generazione che conosce l’arte, non potrà più fare a meno della sua bellezza” e chi non la conosce, invece? Per quello nascono convegni, mostre, appuntamenti culturali.

“Siamo nell’epoca della ‘tuttologia’, in cui il Signor Google riesce a rispondere ad ogni nostro dubbio ed è per questo che si pensa che si possa fare a meno delle figure dei professionisti come possono essere gli architetti, ma anche gli avvocati e i medici. E questo è un dramma per il nostro Paese e per tutti noi, perciò bisogna cercare di trovare il modo giusto per combatterlo“.
La pittrice ha quindi studiato un modo nuovo di accompagnare all’arte e lo scorso maggio del 2019 è stata conosciuta come l’architetto che ha accompagnato appassionati, professionisti e profani nel viaggio alla scoperta e al ricordo del grande genio Leonardo Da Vinci, proprio in occasione del 500° anniversario dalla sua morte.
“La pittura intesa come ‘poesia muta’, credo sia un concetto non comprensibile immediatamente da chi non ne ha gli strumenti o la sensibilità d’animo, è per questo che è importante parlarne. Era questo che avevo in mente quando ho intrapreso il percorso su Leonardo. – spiega Sabrina – L’attualità del suo pensiero è spaventosamente contingente e intrinseca a questi anni. Non possiamo ignorarlo, anzi dobbiamo farci trasportare dalla dimensione empatica, emotiva, reale in cui lui vuole portarci. Da Leonardo, al rinascimento con Le Corbusier fino ai giorni nostri è tutto un ripetersi del suo pensiero applicato alle nuove esigenze dell’uomo. L’aspetto più interessante rimane sempre il suo sguardo lungimirante”.
Milanese di nascita, si trasferisce in Sicilia con i genitori a 17 anni, a Catania e frequenta la Facoltà di Architettura di Reggio Calabria. “Erano gli anni in cui si sentiva ancora vivo il pensiero del fondatore dell’Università, Ludovico Quaroni e sulla sua impronta molti suoi contemporanei ci insegnavano l’amore verso tutte le discipline legate all’architettura. – racconta Sabrina – Poi a 25 anni ho sposato mio marito, rodiese di origine che però lavorava a Milano, dove sono tornata”. Per 7 anni ha fatto gavetta in studi di architetti, mentre ha iniziato a insegnare storia dell’arte. E’ così che Sabrina Paratore ha deciso di abbinare le passioni, fondare un suo studio di architettura e dividersi tra i cantieri, la progettazione e i ragazzi. “Pur essendo a Milano, dove per lo più le case sono già costruite e quindi il mio intervento è richiesto in un secondo momento, non ho mai lasciato la Sicilia. Qui, infatti, ho sentito proprio la soddisfazione del mio lavoro di architetto. Ho curato alcuni lavori dalle fondamenta, dedicandomi a tutte quelle richieste che richiedono che il mio lavoro sia però un po’ più bello e particolare da portare avanti. Nel frattempo non sono mai riuscita ad abbandonare l’insegnamento. Perchè amo l’arte e trasmettere le passioni forse è la fortuna più grande in cui possiamo imbatterci. E non è vero che i ragazzi sono disinteressati, i miei ragazzi hanno sempre percepito questo mio senso di appartenenza all’arte ed è per questo che ho sempre ricevuto molto in cambio dall’insegnamento”.
Da Caravaggio a Leonardo, all’impressionismo, Sabrina ogni anno cura eventi culturali di pittura e si concentra su tematiche appassionanti, portandole in giro in incontri che non sono selettivi ed elitari, ma alla portata di tutti. Quest’estate, lo scorso 7 agosto a Rodì Milici, grazie all’organizzazione dell’Associazione Solaria, Sabrina ha curato l’incontro su ‘L’impressionismo: la pittura dell’attimo fuggente’, cercando di selezionare delle opere per spiegare sia le caratteristiche comuni della corrente artistica che quelle personali di ogni artista scelto. “Per la prima volta l’uomo esprime la poesia dell’attimo che passa, con la consapevolezza che tutto scorre e l’attimo dopo sarà diverso… Sono state scelte e proiettate alcune opere di Monet, Manet, Renoir, Degas e Berthe Morisot, assunte come paradigmi esemplificativi, in modo da rendere più chiaro il valore dell’immagine, volta ad esprimere le intime motivazioni degli artisti e l’identità di un’epoca. Il pubblico – spiega Sabrina – è stato accompagnato in una sorta di viaggio, in modo da scoprire, riconoscere e comprendere un mondo fatto di impressioni ed emozioni, dove l’artista blocca l’attimo, cristallizzandolo sulla linea del tempo, riuscendo paradossalmente a rendere l’eterno. Emerge lo stile personale di ogni appartenente alla corrente , che consente a ciascuno di essere riconoscibile, pur condividendo le regole e le abitudini culturali del gruppo, attraverso una Parigi sfavillante di luci ma anche di contraddizioni“.
Ma com’è iniziato tutto?
“In realtà io ho fatto il Liceo Classico e probabilmente ciò che mi ha portato a fare tutte le scelte che ho fatto è stato il disegno che non insegnavano in quel liceo. I miei genitori mi hanno indirizzato sul Liceo Classico, nonostante io volessi fare l’artistico e l’episodio che mi viene sempre in mente riguarda il mio ultimo anno del Liceo. Ricordo bene che durante quell’ultimo anno, il mio professore d’italiano ci disse che il nostro lavoro doveva essere la nostra passione, proprio con l’intento di stimolarci a scegliere l’università giusta. Io che avevo sempre pensato di iscrivermi in filosofia, in quel momento cambiai idea e scelsi architettura. Da lì, è partito tutto. – racconta Sabrina – L’insegnamento, invece, è capitato ed è cresciuto a poco a poco, anno per anno. Per me, tra le cose che faccio, non c’è un lavoro più importante di un altro. Tutto fa parte di me e delle mie passioni, le uniche e le più vere“.
Diverse sono state le pubblicazioni dell’architetto Sabrina Paratore. “La casa editrice con cui collaboravo, pubblicava una serie di approfondimenti riguardanti proprio le abitazioni. Allora io, anche sulla base di lavori che avevo fatto, creavo una visione prospettica di qualcosa già realizzato, a mano e a pastello, molto curata e spiegavo nei dettagli, servendomi anche della planimetria che editavo, il progetto dell’elemento d’arredo di cui mi occupavo (come ad esempio cucine o altro). I progetti erano sempre molto mirati. Si parlava di ‘casa al mare’, piuttosto che di ‘casa di campagna’ o di ‘casa funzionale’. Mi veniva chiesto di unire architettura, pittura e parole. Scrivevo quindi l’articolo. Ma erano gli anni ’90 … con internet è poi cambiato tutto. E’ per questo che bisogna reinventarsi. E’ come insegnare storia dell’arte. Quella storia non cambia, ma è sempre come rileggere un buon libro e scoprirne un’altra sfaccettatura e magari riadattarla. Non basta una vita per conoscere la storia dell’arte. Io non finirò mai di impararla, spero solo di fare sempre meglio semplicemente perchè mi impegno e sono appassionata a quello che faccio. Credo che nei miei incontri cerco di fare questo: far vedere che esiste la bellezza nell’arte e che quella stessa bellezza si possa riadattare ai nostri tempi e alle nostre esigenze, perchè credo fermamente che le parole di Dostoevskij siano attualissime come lo sguardo lungimirante di Leonardo. Solo che a volte non ce ne accorgiamo oppure non lo sappiamo nemmeno. L’architettura non smetterà di esistere perchè l’edilizia è in crisi, anzi avrà il compito di resistere in maniera delicata ed essenziale fino a quando la bellezza non si riapproprierà delle nostre menti e della nostra anima”.
Chi è Sabrina Paratore (Clicca sul nome)