La festa del santo patrono di Barcellona Pozzo di Gotto è stata l’occasione per richiamare alla mente e accennare la storia e l’origine della comunità barcellonese, soprattutto per noi alunni che, frequentiamo la scuola e trascorriamo gran parte del tempo libero a Barcellona, ma proveniamo da comuni limitrofi e sappiamo certamente poco di questo ricco e popoloso territorio. Inizialmente, Barcellona Pozzo di Gotto, come molti sapranno, non era un’unica unità territoriale, ma era diviso in due distinti villaggi, Barcellona e Pozzo di Gotto, separati dal fiume Longano. Nel 1836, con Decreto Reale, le due entità si unirono, conservando i propri nomi originari e la divisione delle due parrocchie. In seguito all’unione amministrativa e dunque al raddoppio della popolazione si pensò di costruire un luogo di culto capace di accogliere un numero sempre maggiore di fedeli e che potesse degnamente rappresentare il centro spirituale, artistico e culturale di una comunità ricostituita. Il centro storico della città sorse dunque in piazza Duomo, dove venne ricostruita, tra il 1932 e il 1935, la monumentale Basilica di San Sebastiano, la più grande delle chiese di Barcellona Pozzo di Gotto. Il 20 gennaio di ogni anno si festeggia nella Basilica, nella piazza antistante e nell’antica via Roma, la festa dedicata al santo che ha ispirato il celebre pittore Antonello da Messina e che ha protetto la città dalla peste nel ‘500, il martire romano San Sebastiano. Il carattere religioso della festa si esprime in numerosi incontri liturgici ed eventi musicali, culminanti nella messa solenne del 20 gennaio nella Basilica, officiata da mons. Cesare di Pietro, vescovo dell’arcidiocesi di Messina. La devozione per il santo patrono si mischia poi a tradizioni di carattere folkloristico che attraggono non solo i barcellonesi, ma anche le comunità vicine. La piazza e le vie adiacenti si riempiono, infatti, di barcarelle e nell’aria si sprigiona il dolce profumo di “ciaurrina”, dolce tipico, simbolo principale della festività. Il suo nome deriva dall’arabo “giaurrin” e indica appunto il colore giallo che assume questa pasta filante di zucchero e miele appena lavorata. È proprio la lavorazione, che richiede grande maestria, ad affascinare tutti i visitatori e in particolare i bambini, i quali adorano vedere i maestri pasticceri che danno svariate forme a questa soluzione “dolciastra”. La forma più conosciuta è quella del “chiodo di San Sebastiano”, ma esistono anche le cosiddette “frecce”, che richiamano appunto la morte subita dal martire legato a un palo. La festa ogni anno è particolarmente sentita e riunisce tutta la comunità attorno al simbolo stesso della città, una piazza che testimonia l’attaccamento alle tradizioni di uomini che ancora sentono vive dentro di sé usanze e riti oramai consolidati dal tempo.
Luana Leonti III B
IPSIA “E. Ferrari” Barcellona Pozzo di Gotto