La realtà dell’O. P. G. e la lunga serie di problematiche ad essa legate, sono state oggetto di studio del convegno “Ospedale Psichiatrico Giudiziario: la follia in carcere” tenutosi, presso la sala teatro dell’O.P.G. di Barcellona P.G. e promosso dall’Associazione Onlus STUPENDA-MENTE insieme alla direzione del nosocomio.
Lo stato dei detenuti, malati di mente che hanno commesso dei reati, e la natura degli O.P.G., sono stati di recente sempre più discussi sia a livello tecnico, da esperti del settore, sia a un livello sociale e politico. I recenti dibattiti hanno messo in luce come gli O.P.G., nonostante tentativi di riforma, che risalgono già agli anni settanta, non abbiano cambiato fondamentalmente la loro forma, rimanendo una realtà controversa, nella loro doppia condizione di luogo di cura e carcere, non sempre efficace nel miglioramento delle condizioni di salute del malato.
Il tema in questione diventa oggi un argomento ancora più attuale soprattutto alla luce delle novità introdotte dal decreto Severino sulla modifica del sistema carcerario, approvato il 25 gennaio scorso al Senato. La norma, se sarà confermata dalla Camera, prevede la chiusura degli O.P.G. entro il 31 marzo 2013. Al loro posto nasceranno delle nuove strutture a carattere ospedaliero con una rete di vigilanza esterna, con l’intento di assicurare il rispetto della dignità dei ricoverati.
Il convegno è stato presentato dal presidente dell’associazione Stupendamente, Marcello Alessandra, e dal Direttore dell’OPG di Barcellona Nunziante Rosania. Dopo il saluto del sindaco della città, Candeloro Nania, si sono susseguite le presentazioni dei relatori, articolate in tre sessioni, che dalla mattina si sono protratte fino al pomeriggio. Le diverse esposizioni sono state l’occasione per la nascita di un confronto dal quale sono emerse diverse problematiche e un panorama riguardante gli O.P.G. ben più complesso da quello comunemente conosciuto.
In generale è stata confermata l’inadeguatezza delle attuali strutture. La loro istituzione in Italia risale ai primi anni del Novecento, periodo a partire dal quale la storia della psichiatria ha avuto un’evoluzione che ha portato all’emergere di nuovi concetti, come, ad esempio, quello del “recupero” del malato, a cui prima non si pensava. Così i due aspetti che caratterizzano la disciplina, medico-biologico e relazionale, oggi camminano sempre più di pari passo. Motivo per cui è naturale che, in seguito ai progressi scientifici, siano nate nuove esigenze. Si è confermata pure la convinzione che, nella situazione attuale, il malato non sia visto come titolare di diritti e di dignità e che difficile rimanga il suo inserimento sociale. Inoltre, come è stato sottolineato in sede di congresso, molte volte gli O.P.G. sono stati mostrati dai media come luoghi terribili. Di tale situazione però hanno anche delle forti responsabilità le istituzioni che hanno richiesto loro di essere delle realtà polifunzionali, a cui però sono stati sottratti sempre più i fondi necessari per il loro mantenimento, costringendo i dirigenti e gli operatori a uno stato di costante emergenza.
Centrale è stato pure il tema delle nuove strutture che dovrebbero sostituire i vecchi O.P.G., delle quali, però, allo stato attuale si conosce molto poco: al momento non esistono ancora, a parte alcuni casi isolati di nuove realtà, che sono ancora in una fase iniziale, per cui nel convegno si è riflettuto con attenzione al carattere che tali luoghi dovrebbero avere e ai problemi che potrebbero comportare. Tra questi, per esempio, la forma che potrebbero assumere, se quella di luogo aperto o di reclusione, la loro organizzazione, lo status che dovrebbero avere pazienti con caratteristiche molto diverse che richiedono, pertanto, strutture differenziate, l’aspetto economico e l’evoluzione successiva alla loro apertura. Inoltre queste nuove strutture potrebbero cambiare nella forma l’attuale sistema di detenzione, ma non mutarne il suo carattere essenziale, cioè potrebbero convertirsi in “contenitori” simili a quelli già esistenti, che diventano presto sovraffollati e si svuotano difficilmente. Per questo è stata messa in evidenza pure la necessità di dover porre l’attenzione non tanto solo e sempre sulle strutture, ma anche sui malati che dovrebbero essere i veri beneficiari di risorse e investimenti. Una certa preoccupazione ha destato pure il rischio di speculazione che potrebbe essere correlato all’allestimento di nuove strutture o alla loro ristrutturazione, i cui risvolti negativi finirebbero comunque per ricadere sugli ammalati.
Denso di spunti è stato il tema dello “stigma”, un marchio che contrassegna i pazienti psichiatrici e che supera il semplice pregiudizio, questo elemento potrebbe influire ancora negativamente sul un nuovo assetto giudiziario. Infatti troppo spesso il paziente psichiatrico genera paure nella collettività, è altresì considerato un “vuoto a perdere”, un elemento che non produce, per questo i problemi ad esso legati sono stati molte volte messi da parte e le risorse della sanità non sono state equamente distribuite.
Nel complesso il convegno si è mostrato come un momento centrale dell’importante dibattito attualmente aperto su scala nazionale, evento che pone la psichiatria italiana in un posto di rilievo negli studi del settore. Inoltre la volontà di sottoporre le riflessioni nate dal convegno al vaglio dell’attività legislativa, dà lustro alla città di Barcellona, che, si ricorda, possiede già un’imponente struttura, quella dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario, la cui riconversione, alla luce dei nuovi studi e del nuovo assetto, potrebbe ridarle quel ruolo di polo di eccellenza che aveva in passato.