Vicenda Aicon: bancarotta e autoriciclaggio a carico di Siclari, la sentenza del Tribunale di Barcellona

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Assoluzioni per autoriciclaggio e bancarotta fraudolenta, un non doversi procedere e alcune condanne a carico di Pasquale Siclari, con contestuale condanna al pagamento delle spese processuali e al risarcimento del danno.

Soltanto nello scorso novembre 2022 era stata avanzata richiesta per dieci anni di reclusione a carico di Pasquale Siclari . Il pm Veronica De Toni lo inchiodava al banco dell’accusa con le ipotesi di bancarotta e poi autoriciclaggio, scaturito nell’operazione degli inquirenti “Follow the money” che ha avuto luogo sei anni addietro. L’ex patron della “Aicon Spa”, la holding di Giammoro, era riuscito a sbarcare in Piazza Affari con la produzione di imbarcazioni di lusso.

L’arresto di Siclari e di due dei suoi collaboratori su richiesta dell’allora procuratore di Barcellona Emanuele Crescenti e del sostituto Rita Barbieri ha aperto un lungo procedimento penale conclusosi ieri con l’assoluzione per tre dei capi d’imputazione, il “non doversi procedere” per un quarto capo d’imputazione e la condanna per le altre tre ipotesi di reato avanzate dalla Procura.

Siclari, difeso dagli avvocati Gaetano Barresi e Alberto Gulino, è stato condannato dal Tribunale di Barcellona P.G. per alcune condotte riconducibili alla bancarotta fraudolenta per distrazione, a pagare le spese del procedimento e a risarcire i danni in favore delle parti civili costituite: l’avv. Francesco Ruvolo, curatore del Fallimento Aicon s.p.a. in liquidazione rappresentato dagli avv.ti Giuseppe Lo Presi e Mirko Munafò; il curatore del Fallimento Aicon Yachts s.p.a. avv. Domenico Cataldo, rappresentato dall’avv. Isabella Barone; alcuni lavoratori delle società fallite, cioè Genovese Salvatore, Bonanno Santi, Podda Alessandro, Visalli Pasqua, Aliberti Sebastiano, Bucolo Emanuele, Giunta Antonino, Arcoraci Domenico, Mastroieni Carmelo Salvatore, Genovese Sebastiano e Bucca Sebastiano rappresentato dall’avv. Filippo Barbera.

In particolare, il Siclari è stato condannato ad anni 7 e mesi 6 di reclusione per reati riconducibili alla bancarotta fraudolenta e in particolare per i capi di imputazione che lo hanno accusato di “aver distratto dal patrimonio della Società Aicon Tachts S.p.A. alcune imbarcazioni di lusso, trasferendole alla Aicon S.p.A., senza versare alcun corrispettivo”, con “l’intenzione di ingannare i soci o i pubblico per ottenere un ingiusto profitto”, “omettendo altresì di svalutare le partecipazioni in imprese controllate”. Inoltre, secondo il Tribunale avrebbe distratto ingenti importi, prelevandoli dalle casse della società Aicon S.p.A. dopo aver dichiarato fallimento, indicando come causale “Restituzione somme anticipate”.

Risulta, invece, assolto per tutti gli altri capi di imputazione relativi alla bancarotta fraudolenta aggravata, alle false comunicazioni sociali e all’autoriciclaggio.

Tutta la vicenda a questo link: https://24live.it/2017/02/21/follow-the-money-dettagli/amp/

Si tratta della fine dell’ultimo capitolo di un pezzo di storia dell’imprenditoria messinese cominciata nel 2002 con un esordio brillante:. Aicon si aggiudicava il World Yachts Trophy come migliore imbarcazione del proprio segmento per il 56 Fly. Da lì un crescendo che rende l’azienda di Giammoro punto di riferimento per vendite sempre più consistenti. Nel 2007, Aicon SpA esordisce a Piazza Affari come unica società siciliana presente nel listino azionario, ma solo quattro anni dopo si parla già di fallimento.

Inizia la discesa con il Concordato preventivo, 400 lavoratori in cassa integrazione e debiti complessivi del gruppo quantificati in 100 milioni di euro. La Procura inizia a indagare e Siclari è indiziato per bancarotta fraudolenta, numerosi violazioni fiscali e una somma riferibile all’azienda pari a 124 milioni di euro su un conto svizzero, mentre il Tribunale dichiara il fallimento della Aicon Yachts s.p.a. con debiti per 96 milioni e della Aicon s.p.a. per 50 milioni.

Non basta. Qualche anno dopo, Siclari deve rispondere anche di autoriciclaggio per un investimento nel cuore dei Peloritani. Così aveva pensato di reinvestire i fondi l’ex patron Aicon, in una nuova iniziativa imprenditoriale basata su una proprietà, la villa della famiglia Rodriquez, sui Colli San Rizzo, che con opportuni ritocchi avrebbe dovuto ospitare una beauty-farm tra le più grandi della Sicilia. Tutte operazioni che secondo gli inquirenti, avrebbero avuto luogo attraverso la sottrazione di denaro alle società fallite. Ieri, la sentenza del Tribunale di Barcellona P.G..

Ovviamente si tratta del primo grado di giudizio, a cui potrebbe seguire procedimento in secondo grado.