Ha lasciato attoniti la notizia al tg che ha parlato di Claudio Campiti, 57 anni, arrestato per il triplice omicidio volontario avvenuto durante una riunione condominiale. Le ultime notizie riguardano una possibile premeditazione ipotizzata dagli inquirenti. L’uomo, infatti aveva con sé il passaporto, uno zaino con alcuni indumenti e 6mila euro in contanti.
Nella sparatoria, avvenuta ieri, sono rimaste uccise tre donne Sabina Sperandio, Elisabetta Silenzi e Nicoletta Golisano. Altre 4 persone sono rimaste ferite.
Arriva puntuale il commento di Enrico Zanalda, presidente psichiatri forense.
La Società Italiana di Psichiatria Forense rappresenta la categoria che studia i risvolti medico-legali e le problematiche forensi che si affrontano in ambito penale e civile con soggetti affetti da patologie psichiche. Queste valutazioni servono a stabilire le condizioni mentali di un soggetto in riferimento a un particolare reato e a un preciso momento del corso giudiziario.
Una comune riunione di condominio dal finale tragico per i partecipanti che hanno assistito alla sparatoria per mano di un 57enne.
“Il drammatico evento di Roma di ieri dove un signore si è trasformato in un omicida di massa e
quello del collaboratore scolastico di Favara di una settimana fa – spiega Enrico Zanalda – possono essere letti considerando il recente e progressivo aumento dell’aggressività sociale e della manifesta ostilità. L’instabilità e l’insicurezza di questo periodo, unitamente a una minore tolleranza alla frustrazione e
all’incremento del narcisismo, possono facilitare le scelte scellerate di determinati soggetti”.
L’OMICIDIO COME SOLUZIONE AL PROBLEMA
“La cosa strabiliante è che questi crimini sono premeditati e lucidamente realizzati. L’omicidio diventa l’agito estremo attraverso il quale si elimina definitivamente l’oggetto frustrante per l’incapacità di tollerare l’insuccesso e l’insoddisfazione esistenziale, come se fosse l’unica possibile soluzione del problema che determina un immediato sollievo. Vi è un incremento diffuso di comportamenti aggressivi, per lo più verbali, nella quotidianità sia reale che virtuale – continua Zanalda – a cui non dobbiamo abituarci. Si pensi al diffuso fenomeno degli “haters” ovvero la manifestazione dell’odio attraverso internet. Alla base del comportamento degli odiatori c’è spesso, come unico obiettivo, quello di trascinare in basso il proprio bersaglio sentendosi appagati dal suo annientamento sociale”
RECUPERARE IL CONCETTO DI “LENTEZZA” PER ELABORARE LE EMOZIONI
“La velocità che caratterizza il web e anche la nostra società, non lascia il tempo all’elaborazione delle emozioni all’individuo, facilitando le risposte impulsive e aggressive. Ci confrontiamo quotidianamente spiega Zanalda – con l’Urgenza e con la necessità di fornire risposte immediate e veloci. E’ necessario tornare a recuperare il concetto di “lentezza” per lasciare il tempo di elaborazione e mediazione delle emozioni”.
MASS MURDER COME EVENTO RARO IN ITALIA
Nello specifico queste notizie così drammatiche devono indurci a riflettere su quanto è avvenuto anziché indurre paura ed ansia che sarebbero solo foriere di un ulteriore aumento dell’aggressività sociale. Il “mass murder” è un evento estremamente raro in Italia anche per la limitata diffusione delle armi. L’omicida di massa – conclude Zanalda – generalmente ha dei tratti narcisistici e paranoidi di personalità e volge la sua rivalsa nei confronti di un gruppo di cui si sente vittima. Questi eventi sono difficilmente prevedibili e una diffusa maggiore tolleranza relazionale contribuirebbe a mantenerli eccezionali. La frustrazione e l’infelicità sono sempre presenti nei mass murder unitamente o meno a eventuali disturbi psichici. Tuttavia, non può essere sottovalutato che generalmente il fenomeno dei mass murder avviene nei paesi molto sviluppati in cui la struttura competitiva della società può determinare lo sviluppo, nell’individuo, di un enorme senso di frustrazione.”
*La foto in evidenza è dell’Agenzia DiRE