Si è conclusa ieri a Palermo la tre giorni di celebrazioni in ricordo di Libero Grassi, l’imprenditore ucciso da Cosa Nostra il 29 agosto 1991 per non essersi piegato al racket delle estorsioni. Venerdì mattina, nel 23° anniversario della morte, la vedova Pina Maisano, accompagnata dai figli Alice e Davide, ha deposto una corona di fiori in via Vittorio Alfieri, luogo dell’agguato, alla presenza del presidente del Senato, Pietro Grasso, e del vice ministro degli Interni, Filippo Bubbico. Il ricordo di Libero Grassi ha fatto da prologo alla presentazione ufficiale di sei nuove associazioni antiracket, avvenuta in Prefettura, cui hanno partecipato, tra gli altri, il neo commissario nazionale antiracket, Santi Giuffré, i vertici Fai, Tano Grasso e Pippo Scandurra, e il procuratore aggiunto di Palermo, Leonardo Agueci. Un parterre qualificato ha salutato l’ingresso nell’universo antiracket delle associazioni di Niscemi, Castelvetrano, Ragusa, Troina, Vittoria e Terme Vigliatore, quest’ultima rappresentata dal presidente Salvatore Barresi, che ha illustrato gli obiettivi di “Fonte di Libertà”, e dal fondatore, nonché responsabile della comunicazione, Benedetto Gianlombardo. Il sacrificio di Grassi, che predicava il superamento della logica del business a tutti i costi, ha segnato uno spartiacque nella lotta al pizzo. “Se per fare un affare, devo concedere un subappalto ad un mafioso, rinuncio all’affare”, dichiarò nel suo ultimo intervento pubblico. Grazie al suo esempio, anno dopo anno, denuncia dopo denuncia, la catena di solidarietà, costruita da imprenditori e istituzioni, si è arricchita di nuovi anelli. “Dalla nascita di Acio Capo d’Orlando ad oggi, tanti duri colpi sono stati inflitti al crimine mafioso – ha ricordato Tano Grasso – ma guai ad abbassare la guardia: c’è ancora tanta strada da fare”.
