Tangenti A.I.A.S.: Rinvio a giudizio per l’ex assessore regionale Sanzarello

- Attualità, Cronaca

E’ stato chiesto dal Sostituto Procuratore della Dda di Messina, Giuseppe Verzera,  il rinvio al giudizio per l’ex assessore regionale alla Sanità Sebastiano Sanzarello (dal 1998 al 2004), accusato di concussione per aver intascato oltre un miliardo di lire dai vertici dell’AIAS di Barcellona P.G.. Nell’ambito dello stesso processo,per corruzione, risultano indagate altre tre persone: Oreste Casimo, funzionario amministrativo della Regione Sicilia; Luigi La rosa, ex presidente dell’ AIAS di Barcellona P.G.; Sebastiano Salvatore Messina, ex vicepresidente dell’ AIAS di BArcellona P.G..

In sostanza, l’ipotesi avanzata dalla Procura di Messina riguarda l’ AIAS di Barcellona P.G., la quale, per ottenere dalla Regione i rimborsi per le prestazioni sanitarie erogate , è stata costretta a pagare tangenti. Risulta, infatti, che Sanzarello avrebbe intascato 30 milioni di lire per stipulare la convenzione tra l’ente e la Regione, indispensabile per l’assistenza ai disabili, al fine di ottenere i contributi pubblici. Inoltre, lo stesso ex presidente regionale si fece pagare  per anni l’affitto mensile di un immobile adibito a segreteria politica dai dirigenti AIAS, arricchendosi con una cifra che ammonta a circa 1 miliardo di lire. Richiesta negata, invece, fu quella che nel 2004 avanzò Sanzarello nei confronti di La Rosa e Messina, ai quali chiese una somma pari a 50.000 € per l’acquisto di un immobile a Roma. Casimo, inoltre, avrebbe agito per accelerare l’approvazione delle delibere mensili di pagamenti da parte della regione, riscuotendo da La Rosa somme tra i 2000 e i 6000 euro.

L’indagine ha avuto inizio alla fine del processo denominato “Gotha 2”, quando nel luglio scorso si ebbero quattro provvedimenti cautelari notificati a Carmelo D’amico, Mariano Vito Foti, Carmelo Giambò e Giovanni Rao. L’inchiesta ha, infatti, svelato che il clan mafioso in questione ha imposto il “pizzo”  sui finanziamenti pubblici dal 1999, pretendendo mazzette da 20 milioni di lire a 20.000 euro.