Sesta udienza a Reggio Calabria del processo che vede imputato l’ attuale procuratore generale di Messina Franco Cassata, per diffamazione pluriaggravata nei confronti di Adolfo Parmaliana, il docente di Terme Vigliatore, morto suicida nell’ ottobre 2008.
Secondo l’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Luca Miceli, subentrato a Federico Perrone Capano, recentemente trasferito alla Procura della Repubblica di Bari, Cassata si sarebbe reso responsabile, in concorso con altri soggetti , allo stato ignoti, dell’invio di un falso dossier in forma anonima allo scopo di denigrare la figura del docente di Chimica industriale, gettando discredito sulla sua attività scientifica.
La coincidenza temporale tra l’ invio del dossier, nel settembre del 2009, e l’ uscita del libro-inchiesta di Alfio Caruso “Io da morto che vi parlo”, nel novembre dello stesso anno, farebbero pensare ad un tentativo di bloccare la pubblicazione del volume, i cui contenuti potevano dar fastidio ad un certo sistema di potere.
Davanti al giudice di pace Lucia Spinella, è toccato a Cettina Merlino, moglie di Adolfo Parmaliana, raccontare la sua verità. Raccontare della prestigiosa carriera accademica e scientifica del marito, della passione politica, e dell’ infaticabile “militanza” civile rivolta alla tutela della legalità, in particolare per la sua Terme Vigliatore.
Ed è proprio di questi giorni la notizia che per il terzo anno consecutivo il CNR di Milano ha bandito il “Premio Adolfo Parmaliana” per la migliore tesi di dottorato sulla “Catalisi per lo sviluppo sostenibile”, ambito di ricerca nel quale operava il professore.
Viene alla mente un’ altra vedova in questi giorni tornata sotto riflettori, Agnese Piraino Borsellino, moglie del giudice di Palermo ucciso nel ‘92, anche lei chiamata dai magistrati a dare il suo contributo per cercare di far luce sulla tragica fine del marito. La stessa mitezza d’ animo, mai una parola di odio e di vendetta, e la medesima forza e fermezza nel chiedere che venga fatta giustizia.
E’ stato chiamato a testimoniare anche il tenente Salvatore Ferraro, all’ epoca del suicidio del professore in servizio presso la Compagnia dei carabinieri di Barcellona , che ha avuto il compito di prelevare dallo studio di Parmaliana “l’ ultima lettera”, drammatico testamento morale ma anche durissimo atto di accusa nei confronti delle anomalie di quel sistema politico e giudiziario che tanto aveva combattuto e che alla fine lo hanno condotto al gesto estremo.
La prossima udienza è prevista per il prossimo 3 maggio. In quella data verranno ascoltati altri testimoni.