Erano le nuove leve della mafia barcellonese, facenti parte di un sistema criminale, che si stava riorganizzando, in seguito al duro colpo inferto alle strutture criminali dalle operazioni Pozzo, Pozzo 2 e Gotha, acquistando sempre più maggiore autorevolezza nel settore del racket delle estorsioni. Il gruppo composto da otto persone, al cui vertice c’era Salvatore Campisi, figlio di Agostino Campisi, arrestato nell’operazione Vivaio e ritenuto uno dei soggetti più rappresentativi del clan dei Mazzarroti, e Salvatore Foti, figlio di Carmelo Vito Foti, arrestato nell’operazione Pozzo 2, è stato sgominato grazie all’operazione Mustra, portata a termine con l’ausilio di 70 militari dell’Arma, nelle prime ore di oggi dai carabinieri della Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto, coordinati dal maggiore Luciano De Gregorio e supportati dai colleghi di Milazzo e di Patti e dalle unità del Nucleo Cinofili di Palermo. Gli arrestati, indagati a vario titolo per associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, lesioni personali aggravate e violenza privata, sono per la maggior parte dei casi figli di personaggi molto noti negli ambienti criminali. Si tratta di Salvatore Campisi, 27 anni, in atto detenuto, figlio di Agostino Campisi, quest’ultimo sottoposto alla misura dell’obbligo di dimora in altra regione, emessa in relazione all’operazione “Vivaio”;Vincenzo Campisi, 30 anni, imprenditore, fratello di Salvatore; Salvatore Foti, 25 anni, figlio di Carmelo Vito Foti, quest’ultimo detenuto presso un istituto penitenziario della penisola, poiché destinatario di provvedimento cautelare adottato in relazione all’operazione c.d. “Pozzo II”; Carmelo Maio, detto “Spillo”, 20 anni, disoccupato; Nunziato Siracusa, di Terme Vigliatore, 42 anni, in atto detenuto poiché destinatario di provvedimenti restrittivi adottati in relazione alle operazioni “Vivaio” e “Mare Nostrum”; Vincenzo Sboto, 30 anni, meccanico; Antonio Vaccaro Notte, 20 anni, studente; Stefano Puliafito, 23 anni, autotrasportatore, arrestato in provincia di Modena, dove si trovava per ragioni di lavoro.
L’attività è stata svolta in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Messina, dott. Giovanni De Marco, su richiesta del Procuratore Capo della locale Direzione Distrettuale Antimafia, dott. Guido Lo Forte, del Sostituto Procuratore, dott. Giuseppe Verzera e del dott. Francesco Massara, Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto. Gli arrestati, di cui due già detenuti, sono stati condotti presso il carcere di Gazzi. Uno dei soggetti, che si trovava in provincia di Modena e catturato dai militari della Compagnia di Sassuolo, è stato, invece, condotto presso il carcere del medesimo capoluogo emiliano.
L’operazione ha visto impegnati 70 militari della Compagnia di Barcellona, aiutati da militari delle Compagnie di Milazzo e di Patti, con il supporto di unità del Nucleo Cinofili di Palermo.
L’attività condotta trae origine, nella scorsa estate, dall’arresto di Salvatore Campisi, 27enne, che era stato bloccato dai Carabinieri poco dopo avere intascato 500 euro in contanti, appena riscossi, a titolo estorsivo, dal titolare di un bar di Terme Vigliatore, che, non più disposto a subire, aveva deciso di collaborare con i militari dell’Arma.
Nel corso della prolungata attività d’indagine, frutto del coordinamento tra la Dda, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Barcellona P.G. ed i reparti dell’Arma, è emerso il ruolo crescente di un gruppo criminale organizzato, in via di progressivo radicamento soprattutto nel comprensorio di Terme Vigliatore, composto da nuove leve, che ha trovato più ampio spazio per il controllo del territorio, approfittando della disarticolazione dei clan mafiosi colpiti con le operazioni Pozzo, Pozzo 2 e Gotha.
L’organizzazione esercitava, prevalentemente, l’attività estorsiva. I proventi di tale criminosa attività, che servivano al sostegno delle famiglie dei detenuti ed al pagamento dei compensi ai legali, venivano direttamente conferiti alla famiglia barcellonese, con cui è strettamente collegata.
Molto utile alle indagini è stata la collaborazione delle vittime delle estorsioni e dell’associazione antiracket, oltre alle conferme da parte dei collaboratori di giustizia Carmelo Bisognano e Santo Gullo.
Nel corso dell’operazione sono state sequestrate somme di denaro e molta documentazione d’interesse.