Oggi, 20 febbraio 2012, si celebra per la prima volta la Giornata Mondiale per la Giustizia Sociale. L’iniziativa trova le sue radici nel “World Summit for Social Development” di Copenaghen nel 1995, che si è esplicato concretamente nel 2007, anno in cui è stata stabilita una giornata per tutti gli Stati membri dell’ONU.
Durante la sessantaduesima sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite si è proposto di promuovere concrete attività volte ad affermare la giustizia sociale, in termini di solidarietà, armonia, parità all’interno e tra i Paesi. E’ una giornata che racchiude in sé due dei valori portanti, in grado di creare una società sana, libera,pulita da ogni forma aberrante di inciviltà: l’uguaglianza e l’equità.
La Giustizia Sociale, basata sul massimo rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali di ogni uomo in quanto tale, sembra voler agire anche in altri campi, come quello della promozione dell’equa distribuzione del reddito e maggiore accesso alle risorse tramite equità, uguaglianza e pari opportunità per tutti.
Nonostante l’entusiasmo manifestato dagli Stati membri, l’intento da realizzare sembra ancora lontanissimo, tanto che il Social Watch (coalizione internazionale di organizzazioni della società civile, nata nel ’95 per effettuare un controllo concreto sull’azione dei singoli governi) nel 2008, in occasione del tredicesimo rapporto, ha sottolineato come non si possa superare alcuna crisi, anche e soprattutto di natura economica, se non si mettono in pratica i valori di giustizia sociale; a tal proposito, ha intitolato la sua relazione “Rights is the answer”. Questo rapporto, già presentato il primo dicembre al Forum delle Nazioni Unite sulla Finanza per lo Sviluppo conclusosi a Doha (Qatar), proprio ieri, a Roma,si è fatto strada all’interno della coalizione italiana del Social Watch e verrà discusso nei prossimi giorni a Milano e a Napoli.
Anche la “Commissione giustizia, pace e integrità del creato” ha mobilitato l’Usg (Unione dei Superiori e delle Superiori Generali) e l’Uisg (Unione degli istituti religiosi) per coinvolgere in una speciale preghiera tutti i religiosi del mondo e non solo.
Anche se sembra un’utopia, forse invano o forse con ragione, si tenta ancora, in questa società dilaniata dall’individualismo, di creare una “Società per Tutti”.